L'Editoriale

Tre indizi non fanno una prova. Ma intanto l’iceberg si avvicina

Facciamo finta di essere Sherlock Holmes e usiamo la lente macroeconomica per fare delle valutazioni. Abbiamo tre indizi:

Primo indizio: la prossima rivalutazione dell’euro

Abbiamo tradotto qualche mese fa un post di Warren Mosler in cui al termine della fase definita di “riposizionamento di portafoglio” dell’euro prevedeva una rivalutazione dello stesso euro trascinata dai fondamentali che porteranno ad una sua rivalutazione rispetto al dollaro oltre 1,5 spegnendo la ripresa Europea oggi basata sull’export.

Secondo indizio: gli eventi “insignificanti”

È di questo giorni l’editoriale di Giavazzi sul Financial Times (commentato qui da G. Zibordi) che invita l’eurozona ad abbandonare al suo destino fuori dall’euro la Grecia ritenendo l’evento insignificante. Stessa previsione era stata fatta da Giavazzi per il fallimento della Lehman Brother considerato un buon segno per il libero mercato e soprattutto un fallimento facilmente assorbibile.

Terzo indizio: le previsioni di M. Armstrong

Ho avuto modo di vedere al cinema il documentario THE FORECASTER, sulla vita di Martin Armstrong, che sostiene di aver elaborato un algoritmo capace di prevedere i cicli di ascesa e crollo dei mercati mondiali (ciclicità che lui indica come legata al Pi greco). Amstrong è un personaggio controverso: financial advisor più pagato al mondo nei tardi anni ’80, incarcerato per dodici anni negli Stati Uniti per accusa di frode che lui ha sempre negato, sostenendo di essere stato incarcerato in realtà per il suo rifiuto di rendere noto l’algoritmo. Il modello di Armstrong prevede per il settembre 2015 un crack dell’Europa. Va segnalato che nelle sue previsioni passate Amstrong indicò con anticipo e precisione notevole (in termini di giorni) di vari crack finanziari: Wall Street ’87, Asia ’97, Russia ’98. Una terribile Cassandra.

Non siamo davanti a prove ma davanti a tre indizi: due convergenti su una corsa verso il crollo dell’euro (Mosler e Armstrong) ed uno a parole di segno completamente opposto, quello di Giavazzi, che interpretando il ruolo di economista di regime, nega l’evidenza e racconta di un’uscita imminente della Grecia dall’euro senza conseguenze per l’euro. Ma il default della Grecia contribuirà a togliere euro dal mercato il che lo rafforzerà ulteriormente sui mercati su posizioni non più gestibili dalla BCE.

Questi indizi ci suggeriscono che l’economia europea ormai naviga a vista nella nebbia economica con la sola bussola neoliberista. L’iceberg non lo si vede ancora, ma questi tre indizi sembrano far capire che potremmo essere sulla sua rotta.


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