La Teoria

MMP Blog #39: MMT per gli Austriaci II: disaccordi tra persone ragionevoli (2)

MMP Blog #39: MMT per gli Austriaci II: disaccordi tra persone ragionevoli (2)

Carney: Il problema, qui, è che la definizione di risparmio indica esattamente l’atto passivo di non spendere in beni di consumo. Non specifica il modo in cui dovrebbe essere usato tale risparmio, se per acquisire asset reali oppure finanziari. Il risparmio è descritto, in termini propriamente contabili, come [l’ammontare di] fondi che provengono dal reddito in virtù del fatto che da esso sono risparmiati. L’eventuale utilizzo di tale fonte di fondi è descritto correttamente come l’utilizzo — in forma di deposito bancario, di titolo, di stock, di beni immobiliari residenziali di nuova produzione, o di impianti ed attrezzature di nuova produzione. Il dispiego o l’uso di fondi è separato dall’atto del risparmiare in sé. Riassumendo, a livello aggregato, i conti del settore privato non solo nascondono il modo in cui si materializza il concetto di risparmio tra le famiglie e le imprese considerate separatamente in un dato periodo contabile, ma anche il modo in cui il concetto di risparmio totale del settore privato, accantonato in modo cumulativo nel corso di tali periodi contabili, è completamente proiettato nel bilancio delle famiglie. Ne risulta che la rappresentazione aggregata del settore privato nel modello dei saldi finanziari settoriali, nasconde la la misura della componente principale del risparmio.

Dunque la MMT non affronta il modo in cui è impiegato il risparmio? Vediamo quello che ho scritto:

MMP Blog #21: Il deficit di bilancio pubblico e le “due fasi” del processo di risparmio. … come sosteneva J. M. Keynes, in realtà il risparmio è un processo che si realizza in due fasi: dato il reddito, quanta parte di esso verrà risparmiata; e dato quindi il risparmio, in che forma esso verrà detenuto. Pertanto, molti di coloro che sostengono la seconda obiezione – che le preferenze di portafoglio del settore privato possono deviare dai programmi di spesa pubblica – hanno in mente le preferenze di portafoglio (cioè, la seconda fase) del settore privato. Anche se l’ammontare finale del risparmio privato è in linea con i desideri di risparmio, come possiamo essere certi che il deficit di bilancio che genera l’accumulo di crediti nei confronti dello Stato sarà coerente con le preferenze di portafoglio del settore privato? La risposta è che i tassi d’interesse (e pertanto i prezzi degli asset) variano in modo da garantire che il settore privato sia felice di detenere il proprio risparmio nell’insieme di asset esistente.

{Ora, esistono molte definizioni differenti del termine “risparmio”. Proprio su questo ho scritto un articolo su un periodico (è breve e non troppo pignolo: “What is Saving, and Who Gets the Credit (Blame)?”, Journal of Economic Issues, vol. 26, no.1, marzo 1992, pp. 256-262). Per riassumere brevemente, a NEP preferiamo usare l’approccio dei saldi settoriali di Godley, in cui quest’ultimo definì il risparmio del settore privato come l'”accumulo netto di asset finanziari” (NAFA [1]) utilizzando i dati dei flussi di fondi.

Tipicamente, gli economisti si avvalgono dell’equazione che uguaglia il Pil al reddito nazionale, nella quale il risparmio è definito come [una variabile] residuale: il reddito netto guadagnato e non speso (la userò più avanti, discutendo l’approccio MMR). In teoria, entrambe le definizioni porterebbero approssimativamente allo stesso risultato; in pratica non lo fanno, perché i conti NIPA [2] includono valori attribuiti. Godley preferiva i dati sui flussi di fondi, ma anch’essi dovevano essere attentamente elaborati per assicurare che ogni flusso di spesa fosse effettivamente finanziato e “andasse da qualche parte” (assicurando la “coerenza stock-flusso”). Il tutto è abbastanza pignolo.

Per me, il punto più importante è che possiamo inventarci definizioni di risparmio alternative, che potrebbero includere guadagni in conto capitale dovuti all’apprezzamento del valore degli asset reali e finanziari non realizzati. Alcuni vogliono includere l’accumulo di produzione reale – ad esempio, un agricoltore che produce grano per il consumo della sua famiglia e che “risparmia” mettendo da parte il grano per la semina futura. Tutto questo va bene, ma, non avendo una contropartita finanziaria, non è incluso né nella definizione NAFA né in quella NIPA, solitamente usate nella MMT. Tornerò a parlarne più avanti. Questo dovrebbe essere chiaro nella citazione precedente, che discute del guadagno di reddito e della successiva decisione del modo in cui risparmiarne una parte, che deve quindi essere risparmio NAFA o NIPA e non risparmio “reale” di grano da semina.}

Torniamo alle obiezioni di Carney e alle sue “correzioni” alla teoria MMT. Carney vuole andare un po’ oltre, spostandosi alle relazioni causali tra i saldi per correggere i presunti errori della MMT.

Ecco la sua critica:

Carney: Inoltre, è semplicemente non vero che il deficit pubblico deriva dal desiderio del settore privato di realizzare un risparmio netto. Il deficit può “soddisfare” una domanda aggregata del settore privato di risparmiare più di quanto guadagna, ma non deriva da tale domanda. Il deficit è il risultato dei voti dei politici che interagiscono con l’economia reale. Non esiste alcuna relazione causale “al centesimo”.

Oh, davvero? Grecia ed Irlanda stanno imponendo l’Austerità austriaca, scoprendo che il deficit rimane. Per quale motivo succede questo? Ecco quello che ho scritto (suggerimento: non dovete leggere altro che il titolo del mio post per afferrare il senso del ragionamento):

MMP Blog #5: I deficit di bilancio dello Stato sono fondamentalmente non discrezionali: il caso della Grande Recessione del 2007

Nei blog precedenti abbiamo esaminato l’identità dei tre saldi e stabilito che la somma dei valori dei deficit e dei surplus dei tre settori (privato nazionale, pubblico nazionale ed estero) dev’essere zero. Abbiamo anche provato a dire qualcosa sulla causalità, perché non è abbastanza esporre semplicemente delle identità. Abbiamo affermato che, anche se il reddito delle famiglie determina in gran parte la spesa a livello individuale, a livello di sistema economico aggregato è meglio invertire quella relazione causale: la spesa determina il reddito. Le singole famiglie possono certamente decidere di spendere meno, per poter risparmiare di più. Ma se tutte le famiglie provassero a spendere meno, ciò ridurrebbe il consumo aggregato e perciò il reddito nazionale. Le imprese diminuirebbero la produzione e pertanto licenzierebbero i lavoratori, ridurrebbero il monte salari, e abbasserebbero – così – il reddito delle famiglie. Questo è il ben noto “paradosso del risparmio” di Keynes – provare a risparmiare di più, riducendo i consumi, non aumenterà il risparmio. … All’indomani della crisi finanziaria globale (CFG), la spesa sociale da parte del Governo (per esempio, le indennità di disoccupazione) è aumentata, mentre il gettito fiscale è crollato. Il deficit è cresciuto rapidamente, diffondendo la paura di un’eventuale insolvenza o bancarotta. … Il crescente deficit ha comportato tentativi di tagliare la spesa (e magari aumentare le tasse) per ridurre il deficit stesso. Il dibattito a livello nazionale (per esempio in USA, nel Regno Unito e in Grecia) presuppone che il deficit di bilancio pubblico sia discrezionale. Se solo lo Stato ci provasse seriamente, potrebbe decurtare il suo deficit. Come ho sostenuto nei blog precedenti (in particolare nelle risposte alle domande ad esso relative), tuttavia, chiunque propone di tagliare il deficit pubblico dev’essere pronto a proiettare gli effetti sugli altri saldi (privato ed estero), perché – per identità – il deficit di bilancio non può essere ridotto a meno che non siano ridotti il surplus del settore privato o il surplus [del settore] estero (l’altra faccia del deficit delle partite correnti nazionale). In questo blog diamo uno sguardo all’ascesa del deficit di bilancio del Governo USA, a partire dal momento in cui la CFG ha colpito. Ci chiederemo se il deficit sia stato, e possa essere, controllato in maniera discrezionale – e, in caso contrario, questo solleva le questioni riguardo ai tentativi da parte degli isterici del deficit per ridurlo.

Non ripeterò l’intero ragionamento. L’opinione di Carney sembra essere che il Congresso abbia votato per alzare il deficit e per tale motivo sarebbe esploso. Un’assurdità. Come mostro in quel blog (che si è ispirato ad un paper accademico su www.levy.org) e come molti di noi a NEP abbiamo dimostrato, la maggior parte del deficit di bilancio USA era dovuta al crollo del gettito fiscale – e la maggior parte di esso era indipendente dai tagli alle tasse operati da Bush. Non ci sono stati voti del Congresso per aumentare il deficit a mille miliardi di Dollari l’anno. C’era un pacchetto relativamente ridotto di [misure di] stimolo fiscale che si esaurì nel giro di due anni – 400 miliardi di dollari per ogni anno. Due anni dopo il deficit permane, ed è di [diversi] ordini di grandezza più ampio della somma del pacchetto di [misure] di stimolo fiscale ordinato dal Congresso e i tagli alle tasse. Dov’è la legislazione che pompa il deficit?

Per favore, John, fai un elenco delle modifiche alla legislazione pubblica e dei loro effetti sul deficit; fai il totale, e non ti avvicinerai neppure all’espansione del deficit di bilancio. E nota che la maggior parte dell’effetto di compensazione dell’aumento del deficit del Governo è stato nel settore privato nazionale – non nel settore estero. In altri termini, il deficit pubblico crescente era compensato principalmente dall’aumento del surplus privato.

Gli Americani non hanno forse provato a realizzare un maggiore “risparmio netto”, come risultato della crisi? Non hanno ridotto i loro acquisti? O è “solo la mia immaginazione, che corre via con me” (come direbbero gli Stones [3]) che mi fa percepire un rallentamento delle vendite e un aumento dei licenziamenti? 10 milioni di lavoratori, improvvisamente, hanno deciso di prendersi delle vacanze più lunghe? O hanno perso i loro posti di lavoro a causa di un’economia marcia che ha incoraggiato i consumatori a ridurre le spese, riducendo così il Pil, che ha diminuito il reddito nazionale e il gettito fiscale, facendo sì che il deficit pubblico si gonfiasse come un pallone?

Riguardo al riferimento di Carney alla “relazione causale al centesimo”, non è ciò che gli MMTer hanno sostenuto. Anzi, Warren Mosler ha sostenuto che in un modello a due settori, il deficit del settore pubblico è pari al surplus del settore privato “al centesimo”; se abbiamo tre settori, allora il deficit del settore pubblico è pari al surplus che rappresenta la somma dei saldi del settore estero e del settore privato nazionale. La causazione è qualcosa di più complicato, come abbiamo sempre sostenuto. Non mi credi? Ok, ecco quello che ho affermato nel corso del MMP: bisogna “essere in due per ballare il tango”, quindi la relazione causale è complessa:

MMP Blog #4: Poiché la causa iniziale di un deficit di bilancio è il desiderio di spendere più del reddito, la causalità va principalmente dal deficit al surplus e dal debito alla ricchezza finanziaria netta. Anche se riconosciamo che nessun settore può incorrere in un deficit a meno che un altro settore voglia realizzare un surplus, questo tipicamente non è un problema perché c’è una propensione al risparmio netto di asset finanziari. Questo per dire che esiste un desiderio di accumulare ricchezza finanziaria – che per definizione è la passività di qualcuno.

MMP Blog #20: Poiché il gettito fiscale (così come parte della spesa pubblica) è determinato endogenamente dalle prestazioni dell’economia, [allora] la linea fiscale è, almeno in parte, determinata endogenamente; per lo stesso motivo, il saldo effettivamente conseguito dal settore privato è determinato endogenamente dal reddito e dalla propensione al risparmio. Per identità contabile (introdotta in precedenza), non è possibile che il saldo del settore privato differisca da quello del settore pubblico (con il segno opposto — uno realizza un deficit e l’altro un surplus); ciò significa, inoltre, che è impossibile che il risparmio aggregato del settore privato sia inferiore (o superiore) al deficit di bilancio [pubblico].

MMP Blog #4: Deficit –> risparmi e debiti –> ricchezza. Nei nostri blog precedenti abbiamo stabilito che il valore del deficit di un settore dev’essere pari al valore del surplus di (almeno) uno degli altri settori. Abbiamo anche stabilito che il valore dei debiti di un settore dev’essere pari al valore della ricchezza finanziaria di (almeno) uno degli altri settori. Finora, tutto ciò deriva dai principi di contabilità macroeconomica. Tuttavia l’economista desidera dire di più, perché come tutti gli scienziati gli economisti sono interessati alla causalità. L’economia è una scienza sociale, cioè scienza di sistemi sociali straordinariamente complessi in cui la causalità non è mai semplice, poiché i fenomeni economici sono soggetti ad interdipendenza, isteresi, causalità cumulativa, e così via. Eppure, noi possiamo dire qualcosa riguardo alle relazioni causali tra i flussi e gli stock che abbiamo discusso nei blog precedenti. … Se una famiglia o un’impresa decide di spendere più del proprio reddito (realizzando un deficit di bilancio), essa può emettere passività per finanziare gli acquisti. Queste passività saranno accumulate come ricchezza finanziaria netta da parte di un’altra famiglia, impresa, o Stato che sta risparmiando (realizzando un surplus di bilancio). Ovviamente, perché questo accumulo di ricchezza finanziaria netta possa avvenire, dobbiamo avere una famiglia o un’impresa che desidera spendere a deficit e un’altra famiglia, impresa o Stato desiderosi di accumulare ricchezza nella forma delle passività di colui che sta spendendo a deficit.

Potremmo dire che “bisogna essere in due per ballare il tango”. … Possiamo supporre che esista una propensione (o desiderio) ad accumulare ricchezza finanziaria netta. Ciò non significa che qualunque singola impresa o famiglia sarà in grado di emettere debito così da poter spendere a deficit, ma assicura che molte imprese e famiglie troveranno qualcuno desideroso di possedere il loro debito. E, nel caso di uno Stato sovrano, esiste un potere speciale – la possibilità di tassare – che virtualmente garantisce che famiglie e imprese desiderino accumulare il debito dello Stato…

La relazione causale è difficile. Bisogna essere almeno in due per ballare il tango – un agente che spende a deficit ed un altro disposto a risparmiare per accumulare crediti nei confronti di colui che spende. Lo possiamo riassumere così: a livello aggregato, la spesa determina il reddito. Ma il deficit pubblico è ampiamente non discrezionale, in qualche modo “colma il gap” provocato dal collasso della spesa da parte del settore privato, visto che la spesa pubblica e la tassazione sono ampiamente anticicliche. L’altro aspetto del collasso della spesa privata è il desiderio del settore privato di ripagare i debiti ed accumulare risparmio.

 

Note del Traduttore

1.^ NAFA: Net Accumulation of Financial Assets

2.^ NIPA: National Income and Product Accounts, ossia Conti Nazionali di Reddito e Produzione, sono una delle principali fonti di dati riguardanti l’economia USA; includono ad esempio il Pil, la sua composizione, i dati sulla produzione e sulle spese nazionali; fonte: Wikipedia.org

3.^ L’Autore cita il titolo della celebre canzone dei Rolling Stones Just My Imagination (Running Away With Me)

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Originale pubblicato il 4 marzo 2012

Traduzione a cura di Andrea Sorrentino, Supervisione di Maria Consiglia Di Fonzo

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