Un segnale dei tempi che cambiano. Enrico Mentana, in questi giorni, su Facebook in riposta ad un commento al suo post di commento al dato Istat sulla stagnazione del PIL dell’Italia, scrive:
Non è un tipo di commento che ci saremmo aspettati dal giornalista di La7, e forse è il segnale che tra i commentatori giornalistici vacilla il dogma dei conti in ordine e delle riforme come leva della crescita.
Facciamo un passo indietro: febbraio 2015. Daniela Corda, referente economico di Rete MMT, scrive un’email a Enrico Mentana dopo aver letto un post in cui il giornalista auspica, per il 2015, un’incisiva azione di riforme come Roosevelt fece con il New Deal. Daniela precisa, nell’email, che le “riforme” di Roosevelt si concretizzarono in piani d’investimento in cui lo Stato intervenne massicciamente nell’economia attraverso la spesa in deficit, esattamente l’opposto delle “riforme” strutturali applicate oggi, che mirano a limitare sempre di più l’intervento dello Stato in economia.
Mentana rispose a Daniela con una breve email e una frase: “vada dietro la lavagna”. Daniela non solo non andò dietro la lavagna, ma terminò il suo cortometraggio “Crisi e Cra(s)i”; quel film spiega come solo un’adeguata spesa in deficit ed un piano di lavoro transitorio possano mettere fine alla recessione. Quel film, come tutte le attività degli attivisti MMT, sfata i dogma dell’austerità, del rigore dei conti, del vincolo del 3%, dell’euro e delle riforme strutturali. Agosto 2016: se si può dire a voce alta “serve spesa in deficit”, è anche il risultato del dibattito che in questi anni abbiamo innescato.