L’economia europea sta rallentando. È il monito che, nella conferenza stampa del 24 gennaio 2018, il Governatore della BCE ha lanciato ripetutamente ai Governi europei. Il Governatore non paventa il rischio di una nuova recessione, ma il rallentamento della crescita che attribuisce
alle numerose incertezze che gravano sull’economia europea, dal protezionismo alle lunghe trattative sulla Brexit, dal rallentamento della Cina fino agli sviluppi politici in vari Paesi.
Anche in questa occasione, come in tutte le altre, Draghi ripete che l’unica ricetta possibile per le economie europee è la realizzazione delle riforme strutturali e di una sana stretta sui conti pubblici. La consueta ricetta composta da flessibilità del lavoro, contenimento dei salari, tagli alle pensioni e, soprattutto, riduzione del deficit pubblico. La stessa ricetta che ci tiene inchiodati alla crisi. Accelerare riforme e riduzione del deficit per tenersi pronti al peggio, come dice Draghi, corrisponde in realtà a contribuire a far andare le cose peggio.
Inoltre ha tenuto a precisare la direzione in cui devono funzionare le democrazie dell’area euro:
In molte occasioni vari governi hanno attaccato la Bce e la sua politica monetaria. È normale che quando le cose non vanno come si desidera, i politici protestino e dicano quello che vogliono, ma è anche normale che la Bce non li ascolti.
Un modo più diretto di dire ciò che i Trattati hanno messo nero su bianco: la Banca Centrale Europea è indipendente dalle volontà degli Stati, che dunque rinunciano ad avere uno strumento imprescindibile per la crescita di un Paese.
Per quanto riguarda le politiche monetarie, Draghi ha affermato che la Bce continuerà a dare il proprio sostegno:
i segnali provenienti dall’analisi monetaria hanno confermato che è ancora necessario un ampio grado di accomodamento monetario.
Su questo punto, il sintetico tweet di Mosler riassume bene il senso della loro utilità.
Mentre i Governi che non osano nemmeno opporsi, pur potendolo fare, proseguono nella loro terrificante marcia di riduzione dei deficit.
Che continuerà a impoverire i lavoratori a vantaggio dei gruppi bancari e delle multinazionali.
Del resto Draghi lo dice senza problemi: l’Unione europea non è una democrazia, ma un meccanismo governato da un stretta élite, di cui Draghi fa parte, che deve salvaguardare pochissimi ricchi ai nostri danni.
A proposito di democrazia … quando, con le tasse e i regolamenti, avranno sottratto tutti i risparmi e le possibilità si voterà nelle piazze.