Mercoledì scorso si è svolto un convegno organizzato da Confcommercio, la seconda più grande associazione di categoria del paese, dal titolo “Meno tasse, meno spesa. Binomio della ripresa”.
Proviamo a riflettere sullo slogan lanciato da CONFCOMMERCIO e partiamo dal mettere a fuoco l’obiettivo.
LA RIPRESA: presumibilmente un’associazione di categoria del settore commercio quando parla di ripresa pensa prima di tutto a quella dei consumi, anche se non è da escludere che si riferisca più in generale alla crescita del PIL.
MENO TASSE: sicuramente la diminuzione delle tasse va nella direzione del sostegno ai consumi ma anche della crescita del PIL. Il PIL è l’insieme delle spese effettuate in un’economia, se si lasciano più soldi in tasca ai cittadini e alle aziende, le spese a parità di altre condizioni (in primis di spesa pubblica), non possono che aumentare.
MENO SPESA (pubblica): di per sé la diminuzione della spesa pubblica fa diminuire il PIL, cioè la spesa totale nell’economia. La riduzione della spesa limita la possibilità di fare investimenti pubblici, cioè limita la possibilità di realizzare quegli investimenti strategici in grado di aumentare la capacità produttiva del sistema (infrastrutture, ricerca e formazione capitale umano).
Va inoltre ricordato un principio base: la spesa di un soggetto è sempre il ricavo di un altro. In economia significa che la spesa dello Stato è il ricavo del settore privato. Lo diciamo in maniera ancora più facile: la spesa pubblica rappresenta i soldi che il settore privato (famiglie ed imprese) ricevono dallo Stato.
È altresì vero che se la riduzione delle tasse, cioè i soldi che i privati pagano allo Stato, è di molto superiore alla riduzione della spesa, ovvero i soldi che cittadini ed imprese ricevono dallo Stato, i privati si ritroveranno una maggiore disponibilità di moneta. Questa condizione aumenterebbe consumi ed investimenti.
IL DEFICIT: è proprio la differenza appena descritta. La differenza fra spesa pubblica e gettito fiscale.
In ultima analisi si potrebbe dire che lo slogan di CONFCOMMERCIO non è né giusto né sbagliato. È incompleto.
Se lo Stato taglia le tasse al macellaio ma, allo stesso tempo, taglia alla mensa scolastica per la quale lavora il macellaio la spesa della carne, sarà un po’ dura che il macellaio possa vedere una qualche forma di ripresa.