Oggi l’Italia giocherà la seconda partita degli Europei di calcio, contro la Svezia.
Immaginate però questo scenario: non i campionati europei di calcio ma una fantomatica zona-eurocalcio, dove la UEFA decide di punto in bianco che l’Italia non può segnare più di TRE gol per tutto il campionato europeo. La Svezia invece è lasciata libera di fare tutti i gol che nei 90 minuti è capace di segnare.
Dato che ha già segnato due gol contro il Belgio, l’Italia ne avrebbe a disposizione solo uno per battere la Svezia, e comunque non potrebbe mai vincere il campionato europeo. Avendo imposto un limite al numero dei gol, buona parte dei calciatori sarebbe disoccupata; di sicuro rimarrebbero disoccupati gli attaccanti, che non avrebbero più modo di far valere la loro bravura, costretti ad una panchina che non meritano.
Anche l’allenatore non avrebbe più margine di decisione, né sulla squadra né sulla tattica di gioco, ma dovrebbe sottostare alle raccomandazioni della folle commissione calcistica della zona-eurocalcio.
Questo vincolo, del tutto assurdo, creerebbe rabbia tra i tifosi italiani, che si sentirebbero ingiustamente puniti di una colpa che non hanno e privati della possibilità di assistere ad un gioco tanto libero quanto affascinante.
Lo avete immaginato? Un campionato depresso e falsato dalla realtà. La partita sarebbe di fatto truccata.
Ma perché queste regole folli dobbiamo accettarle nell’economia?
Perché ad una Nazione dev’essere impedito di far giocare le sue risorse e costretto a lasciare a casa milioni di lavoratori?
Perché deve essere rispettato un limite del 3% privo di senso?
Perché nessuno scende in piazza per reclamare il rispetto di un sacrosanto diritto costituzionale quale è il lavoro?
L’economia è truccata, proprio come la partita di calcio della zona-eurocalcio, da chi ci vuole far sentire come degli inutili perdenti. Eliminare il vincolo assurdo del 3% sul rapporto deficit/Pil significa restituire a tutti la possibilità di giocare la propria partita. E non ci sarebbe una una coppa di metallo in palio, ma il nostro futuro e quello dei nostri figli.