L'Editoriale

La protesta dei pastori sardi: la causa è sempre la stessa

Nel 2012 l’associazione dei Movimenti invitò Daniele Basciu, oggi responsabile scientifico di Rete MMT, a un incontro regionale a Tramatza, paese del centro della Sardegna. Tra le tante associazioni c’era anche quella dei pastori sardi rappresentata da Felice Floris. Le associazioni volevano capire le cause della crisi e le possibili soluzioni per il rilancio dell’economia.

L’intervento di Daniele fu assolutamente chiaro: le politiche di austerità imposte dall’Unione europea e implementate dai politici avrebbero continuato a far peggiorare la situazione, costringendo anche l’economia sarda a una corsa alla deflazione per continuare a sopravvivere nel libero mercato imposto e governato dalla Germania.

La deflazione genera una riduzione progressiva dei costi di produzione e dei salari che, nel caso della filiera del latte, significa ridurre il costo del latte, ovvero il costo dei pastori. Impone che i pastori accettino un corrispettivo per il loro latte di pecora a cifre assolutamente improponibili per il sistema di produzione sardo.

L’intervento non fu compreso del tutto, anzi fu considerato poco interessante; non indicava una soluzione nel breve termine e non citava la corruzione e gli sprechi come cause della crisi.

Oggi, dopo sei anni, i pastori sono allo stremo; sono l’anello più debole di una filiera che vedrà scomparire tutti gli attori, compresi i caseifici oggi aditati come aguzzini dei pastori ma essi stessi costretti a stringere sempre più la cinghia per sopravvivere. Questa è una delle conseguenze dell’austerità.

Tutti i giornali parlano della protesta dei pastori che versano in strada il latte. Giungeranno i politici per aprire il dialogo, i quali però hanno le mani legate a causa dei vincoli del rigore pubblico. Investimenti? Detassazione? Agevolazioni? Si può fare ben poco all’interno del recinto dell’austerità. Ma una cosa è certa, oggi come nel 2012: non si possono coniugare il rilancio economico e l’austerità, lo sviluppo e il pareggio di bilancio. Non cascateci un’altra volta.


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