L'Editoriale

Il voto anti-austerity

Il voto anti-austerity

Il vero perdente del 4 Marzo: le irresponsabili politiche europee

Le recenti elezioni hanno impresso una brusca svolta alla politica italiana. Le tradizionali forze politiche che hanno gestito la seconda Repubblica sono state pesantemente ridimensionate dagli elettori. Ma fermarsi a constatare la sconfitta dei partiti ex-maggioritari non basta, perché il voto degli Italiani è stato principalmente un voto contro le irresponsabili politiche europee di austerità implementate da tali partiti.

Le conseguenze distruttive arrecate dagli irrazionali vincoli europei in materia di bilancio hanno impedito allo Stato di attuare una politica economica in grado di sostenere imprese e famiglie in un forte momento di crisi, e la scelta di voto dell’elettorato è stata pesantemente condizionata dal degrado economico e sociale cui stiamo assistendo in questi anni.

Trasformando la politica economica dello Stato in un mero esercizio di contabilità, l’austerità ha ridotto i bisogni e le esigenze dei cittadini a pura cifra quantitativa, imponendo ad essi privazioni e sacrifici ingiustificabili.

Seppur ad un livello parzialmente inconsapevole, nella sostanza il voto degli elettori è stato un voto anti-austerity

Il Paese necessita di un’agenda governativa che rimetta al centro degli obiettivi la creazione di posti di lavoro, che la smetta di massacrare gli imprenditori tramite la pressione fiscale e che tuteli i diritti sociali dei lavoratori.

Tutto ciò è però conseguibile esclusivamente attraverso un’appropriata politica fiscale espansiva che, tramite un mirato disavanzo nel bilancio pubblico, permetta di dare all’Italia un nuovo slancio verso il benessere economico e sociale che merita.

Non risulta semplice pensare che le nuove forze politiche candidate al Governo possano essere fautori di un deciso cambio di passo sulle future scelte di politica economica, ma è bene che stiano in guardia: come le recenti elezioni hanno dimostrato, l’austerità non crea disoccupazione solo tra i lavoratori e gli imprenditori, ma anche tra i partiti che la difendono.

 

Articolo pubblicato sul numero di marzo 2018 della rivista Bergamo Economia Magazine


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