L'Editoriale

Deficit per le armi: sono armi di distrazione di massa

La narrazione ha creato un immaginario che i numeri smentiscono. Non più tardi del 13 gennaio scorso i giornali definivano l’Italia la locomotiva dell’Europa e parlando di un effetto Draghi prefiguravano uno scenario di rinascita.

I dati mensili relativi all’andamento dell’economia rivelano che non solo la locomotiva guidata da Draghi era ed è ferma ma staziona anche su un binario morto.

 

Le prospettive per l’economia italiana a inizio anno mostravano un quadro favorevole ….
Le forti tensioni geopolitiche hanno modificato sostanzialmente il quadro internazionale e la possibile evoluzione dell’economia italiana. ….
Una prima valutazione degli effetti dello shock dei prezzi energetici, stimata con il modello macroeconomico MeMo-It dell’Istat1, mostra che, a parità di altre condizioni, il Pil italiano risulterebbe inferiore di 0,7 punti percentuali rispetto a quello stimato in uno scenario base in cui le quotazioni dei beni energetici rimanessero sui livelli di inizio anno.
L’attività economica verrebbe condizionata negativamente dal più basso livello dei consumi delle famiglie che si accompagnerebbe a una riduzione della propensione al risparmio. Rispetto allo scenario base risulterebbe più bassa sia l’occupazione, sia il saldo della bilancia di beni e servizi misurato in percentuale di Pil.

(ISTAT – NOTA MENSILE SULL’ANDAMENTO DELL’ECONOMIA ITALIANA – FEBBRAIO 2022)

Focalizzato sull’implementazione delle riforme prescritte dall’Unione Europea, merce di scambio per ottenere i fondi del Next Generation EU, il governo ha portato avanti il processo di privatizzazione di alcuni asset strategici (vedi Alitalia) e con il DDL del dicembre 2021 fa un ulteriore passo verso l’eliminazione di tutte le gestioni pubbliche dei servizi locali (ricomprendendo trasporti, rifiuti e acqua potabile, reti idriche e del gas).

L’analisi del PIL è un elemento che rafforza la preoccupazione sul futuro a breve e medio termine del paese in quanto fotografa il consolidamento dello stato di stagnazione dell’economia. L’indice di produzione industriale è crollato, mentre la spesa per consumi si è fermata a valori ben al di sotto di quella del periodo pre covid.

       

Uno degli indici utilizzati per leggere la ripresa è l’immatricolazione di nuove auto. Anche in questo caso assistiamo ad un evidente calo di immatricolazioni, indicatore di un’importante riduzione del potere di acquisto degli italiani.

   

L’unico settore che ha visto dati positivi è quello delle costruzioni trainato dalle politiche fiscali (superbonus, ecc) di cui il governo Draghi si è poi prontamente pentito riducendone pesantemente il campo di applicazione.

Si rende necessario l’ampliamento del deficit che però pare consentito solo quando si parla di spese militari e di riarmo. Davvero siamo convinti che parlare di un nemico pronto ad aggredire il nostro stile di vita serva a confonderci sul fatto che non abbiamo bisogno di armarci con nuovi missili ma armarci di scuole adeguate, sanità pubblica diffusa, piani di lavoro?

Si sdogana in pochi minuti il deficit per il riarmo ma contemporaneamente si perpetua la menzogna della scarsità delle risorse disponibili per far fronte alle esigenze della collettività.

Due mesi fa il ministro Daniele Franco dichiarava

Guardando in avanti dopo un quarto di secolo di crescita stentata, è necessario tenere tassi di crescita significativi nei prossimi anni. A questo riguardo sarà fondamentale l’attuazione del Pnrr.

Ma il Pnrr è un programma di pochi spiccioli, come da sempre scriviamo, erogati sempre troppo tardi rispetto alle esigenze e inutilmente complicato nella gestione (e per una buona parte si parla di soldi in prestito). Il Pnrr non può essere lo strumento in grado di risollevare una situazione drammatica.

 


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