Il Commento

Estate: tempo di vacanze e di numeri

I numeri cui faccio riferimento non sono solo quelli dei giochi enigmistici, tipico svago estivo, ma anche dati e statistiche sullo stato dell’economia italiana forniti da autorevoli istituzioni. Sicché, sotto l’ombrellone, sfogliando le pagine dei giornali, in questi giorni sarà capitato a molti di leggere i dati Istat sull’occupazione e quelli Svimez sull’economia del Mezzogiorno.

Partiamo dai dati Istat, peraltro provvisori. Il tasso di disoccupazione generale a Giugno 2015 è risalito al 12,7%, mentre la disoccupazione giovanile segna un nuovo record arrivando al 44,2%. Scende anche il numero degli occupati: 22.000 in meno rispetto al mese precedente e 40.000 in meno rispetto a Giugno 2014.

Ma come mai questi numeri? Il Jobs Act non avrebbe dovuto rilanciare l’occupazione, come strombazzato da Governo e media nazionali? Ovvio che no, risposta scontata sia per noi della MMT che per tutti gli economisti intellettualmente onesti. Le imprese per assumere hanno bisogno di una crescente domanda di beni e servizi che invece, ormai da alcuni anni, tende a ridursi sul mercato interno a causa delle politiche di austerità che producono l’effetto di comprimere i redditi. Il Jobs Act, ridefinendo la disciplina del rapporto di lavoro, non ha potuto, di per sé, costituire un incentivo ad assumere. Al contrario, precarizzando il rapporto di lavoro, il Jobs act ha reso più insicuro il lavoratore, ne ha quindi minato la fiducia riducendone la propensione alla spesa, creando quindi un ostacolo ulteriore alla ripresa dei consumi che rimane l’elemento decisivo ai fini dell’incremento dell’occupazione.

Il rapporto Svimez ha invece fotografato la situazione macroeconomica del Sud Italia, evidenziando l’aumento del divario con le altre aree del Paese. In particolare la differenza di Pil pro capite è tornata ai livelli di 15 anni fa. Il rapporto evidenzia che il Mezzogiorno non riesce ad agganciare la timida ripresa economica che, pur marginalmente, sta interessando la nostra nazione (il primo trimestre del 2015 si è chiuso con un Pil in aumento dello 0,3%), questo perché, prosegue il rapporto

la spinta della domanda estera, che sta trainando la debole ripresa del Centro-Nord, ha nel Sud un peso assolutamente modesto.

Appare evidente a chi scrive che la fragile ripresa, cui si fa riferimento nel rapporto Svimez, è, per le seguenti ragioni, meramente effimera:

  • perché basata su una variabile esterna al Paese, la domanda estera fortemente condizionata, peraltro, dai rapporti di cambio valutari;
  • perché l’export di per sé realizza un trasferimento di ricchezza reale fuori dai confini nazionali;
  • perché il Pil tende comunque a crescere meno della popolazione, pregiudicando l’incremento del Pil procapite (fonte trading economics).

Nulla di nuovo quindi sotto il sole, è proprio, ahimè, il caso di dirlo.


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