Il miglioramento dei dati sulla disoccupazione (dal 12% all’11,9%) tanto elogiato da Renzi merita un breve commento.
Appare chiaro che Renzi e la sua schiera di economisti abbiano compreso come funzionano i saldi settoriali. Ha capito che se si resta fedeli al dogma trinitario del 3% e non si sfora il deficit, per aumentare la quantità di denaro a disposizione del settore privato è necessario aumentare l’export. Per aumentarlo sa che deve far crescere la competitività dei prodotti italiani venduti all’estero, sfruttando la riduzione del valore dell’euro e dei costi energetici. Come aumentare la competitività? Ecco il suo contributo: il Jobs Act, che deflaziona i salari rendendo così ancora più competitive le merci italiane.
Ma tutto questo ha un senso in termini di reale e diffuso sviluppo? Perché sottoporre i cittadini ad un’austerità senza uscita, salari bassi e una cattiva qualità della vita se si possono ottenere risultati maggiori (e più rapidi) agendo sulla spesa a deficit dello Stato ampliandola dal 3 all’8% come suggerisce la Mosler Economics MMT?
Evidentemente è ancora possibile giocare con la pelle degli italiani. Quando questo gioco al ribasso avrà toccato il fondo, forse si cercheranno strade alternative. Forse.