Spinti da un fastidio crescente nei confronti del pensiero economico ortodosso, che spesso più che essere dominante è unico, due studenti dell’Università di Bergamo, hanno scritto una lettera e costituito un comitato al fine di promuovere l’economia eterodossa dentro e fuori l’accademia.
Un percorso quello di SER, acronimo di “studenti per l’economia della realtà”, che partendo dalla divulgazione di un documento vuole arrivare all’organizzazione di momenti di formazione economica improntati all’eterodossia e ai suoi punti di contatto con le altre scienze sociali.
Diamo il più caloroso benvenuto a questa nuova realtà, che con le sue caratteristiche peculiari, apporta un contributo strategico all’azione delle realtà contro il pensiero mainstream.
Questa la loro pagina Facebook: https://www.facebook.com/stuecorea
Di seguito riportiamo la loro lettera.
STUDENTI PER l’ECONOMIA DELLA REALTÀ
“I teorici classici assomigliano a geometri euclidei in un mondo non-euclideo, i quali, scoprendo che nell’esperienza due rette apparentemente parallele spesso si incontrano, rimproverano alle linee di non mantenersi dritte, come unico rimedio alle disgraziate collisioni che si verificano; mentre in realtà non vi è altro rimedio che respingere l’assioma delle parallele e costruire una geometria non-euclidea. In economia occorre oggi qualcosa di simile: dobbiamo respingere il secondo postulato della dottrina classica ed elaborare il comportamento di un sistema in cui è possibile la disoccupazione involontaria in senso stretto.”
[John Maynard Keynes, (1936) The General Theory of Employment, Interest and Money]
Siamo un gruppo di studenti universitari che sentono il dovere di esprimere un forte dissenso verso l’impostazione dell’insegnamento dell’economia nelle scuole superiori e nelle università.
Abbiamo rilevato il dominio più o meno incontrastato dell’attuale approccio dominante nei corsi legati all’economia e l’assenza, negli insegnamenti superiori, degli strumenti indispensabili (sociologia, psicologia, storia economica e del pensiero economico) per leggere il mondo nella sua immensa complessità, economica e non, sviluppando un pensiero critico ed indipendente.
Per di più i corsi di Economia Aziendale e Management (le Business School), in Italia almeno, non conferiscono l’importanza necessaria alla comprensione dell’Economia Politica, e quel poco che si studia rimane nel solco mainstream. Quando un laureato in Economia Aziendale è assunto, deve confrontarsi con una sempre più complessa realtà che si estende oltre le mura della sua azienda. Riteniamo indispensabile che i cittadini, e ancor più i manager, i commercialisti, i consulenti aziendali conoscano i fondamenti delle dinamiche macroeconomiche. L’azienda non è che un singolo agente che opera in un contesto dinamico. Essere a conoscenza dei meccanismi gestionali interni risulta quindi insufficiente se non si comprende il contesto esterno in cui si agisce.
La mancanza di confronti con visioni alternative restringe il campo visivo dello studioso, limitando pericolosamente la capacità di comprensione dei fenomeni. A ciò si aggiungano forti perplessità sulla valenza dei modelli economici che si studiano fin dal primo anno.
Il confronto oggi tra pensiero economico dominante ed eterodossia trova un ostacolo nel pregiudizio degli economisti mainstream, forti del consenso globale dell’accademia. Una sorta di “pensiero unico in economia”, che oggi ha la presunzione di porsi come una scienza esatta. Questo porta a considerare il ruolo dell’economista come un tecnico che deve semplicemente applicare delle regole matematiche.
“Se l’economia è troppo importante per essere lasciata agli economisti, è certamente tropo importante per essere lasciata agli economisti di corte. Le questioni economiche devono diventare materia di pubblico interesse e il dibattito dovrebbe vertere se intraprendere nuovi percorsi.”
H.P. Minsky, (1986) Stabilizing an unstable economy, p. 321
Ci ritroviamo nella condizione di affermare una cosa che noi riteniamo ovvia, ma che abbiamo scoperto non esserlo per nulla: è lo studio dell’economia che deve essere modellato intorno alla realtà, non è la realtà che deve conformarsi ad un qualsivoglia modello economico!
Rileviamo la mancanza sia nella formazione che nel dibattito, fuori e dentro l’accademia, di quella pluralità di pensiero e di quel confronto intellettuale indispensabile all’evoluzione scientifica.
Solo inserendo nei percorsi di studio teorie economiche alternative si offrono le basi teoriche per sviluppare una coscienza critica circa il funzionamento della società.
L’insegnamento universitario, specialmente nelle scienze umane e sociali, non deve riprodurre se stesso, ma ha il dovere di offrire gli strumenti per cogliere ciò che accade nella realtà. L’università non è il luogo dove assemblare delle macchine, ma è l’occasione per formare quelle menti che in futuro contribuiranno all’evoluzione del sapere scientifico.
Chiediamo con decisione di ripensare radicalmente gli insegnamenti dell’economia, inserendo nei percorsi di studio quegli approcci oggi ingiustamente marginalizzati, come quelli:
- Post keynesiano;
- del Circuito Monetario;
- Modern Money Theory;
- Istituzionalista;
- Schumpeteriano o Evolutivo;
- Marxiano;
- Neoricardiano;
- Bioeconomico (Georgescu-Roegen);
- Femminista;
- della French-Regulation School;
- Socioeconomics;
- Behaviorism.
Partendo da un’analisi metodologica, vorremmo che siano messi in discussione i seguenti assunti:
- L’individualismo metodologico;
- L’ipotesi di razionalità degli agenti;
- La capacità dei mercati di autoregolarsi;
- La neutralità della moneta nel lungo periodo.
L’uso spesso “virtuosistico” ma fine a se stesso che viene fatto della formalizzazione matematica riduce fortemente la capacità di comprensione dei vasti e non sempre formalizzabili fenomeni economici e sociali. Risulta indispensabilie ampliare la didattica economica a corsi di approfondimento interdisciplinare. Non è possibile studiare l’essere umano come soggetto economico senza conoscere e comprendere la sua storia e le influenze che riceve dal contesto in cui cresce e vive.L’uomo non è una macchina banale, non funziona con software e formule matematiche.
È dunque nostro preciso intento promuovere lo studio dell’economia eterodossa al fine di fornire un bagaglio culturale più completo e consistente per chi si occupa di Economia, sia Aziendale sia Politica.
Già in altre università di Economia sparse per il mondo degli studenti, soprattutto delle Business School, hanno lanciato appelli simili, convinti che l’offerta didattica non fornisse le basi teoriche necessarie per comprendere l’attuale crisi e condurci a una nuova fase di crescita e prosperità (1) (2).
Il nostro spirito è lo stesso di OPEN ACCESS (3), della POST-AUTISTIC ECONOMIC REVIEW (4), della confederazione delle associazioni per il pluralismo in economia ICAPE (5) e di coloro da cui abbiamo preso spunto per la nostra iniziativa, gli studenti del POST-CRASH ECONOMICS SOCIETY MANCHESTER (6).
Con questo appello che rivolgiamo all’intera accademia economica chiediamo l’apertura dello studio dell’Economia ad altre discipline creando vera interdisciplinarità, invece del cosiddetto “imperialismo della scienza economica”, e l’inizio del confronto tra la teoria dominante e gli approcci alternativi.
Il primo obiettivo di Studenti per l’Economia della Realtà (SER) sarà organizzare un seminario estivo, probabilmente a Bergamo, per il confronto, tra studenti e non, sull’economia eterodossa e sul contributo che altre discipline possono apportare all’Economia. Chiunque volesse tenersi aggiornato potrà raccogliere informazioni sulla pagina Facebook (7) o contattarci alla mailstuecorea@gmail.com.
PER UNO STUDIO DELL’ECONOMIA CHE PARLI DEL MONDO REALE,
UNISCITI AL NOSTRO APPELLO
Ivan Invernizzi
Michael Lochis
(2) http://www.theguardian.com/business/2013/oct/24/students-post-crash-economics
(3) http://www.openarchives.it/pleiadi/