Approfondimento

18 milioni di poveri. Strategia Europa 2020 è fallimentare

18 milioni di poveri. Strategia Europa 2020 è fallimentare

Oltre 18 milioni di persone in Italia sono a rischio di povertà o esclusione sociale. È l’Istat a stimare il dato, nel Report 2016: 18˙136˙663 individui. Si è passati, insomma, da quota 28,7% nel 2015 al 30% nel 2016.

Che cos’è Strategia Europa 2020?

Strategia Europa 2020 (di cui abbiamo già parlato qui) è la strategia decennale dell’Unione europea per la crescita e l’occupazione, varata nel 2010 allo scopo di creare condizioni favorevoli ad una crescita “intelligente, sostenibile e inclusiva”. Si propone di ridurre di 20 milioni, a livello europeo, gli individui esposti al rischio di povertà o esclusione sociale entro il 2020. Per quanto riguarda il nostro Paese, l’obiettivo per il 2016 consisteva nel far uscire da tale condizione 2,2 milioni di persone, rispetto al valore registrato nel 2008 di 15˙082˙000 individui (25,5% della popolazione residente). Obiettivo: scendere a 12˙882˙000 unità entro il 2020. Questo non è avvenuto.

Ad oggi, la politiche economiche non hanno ridotto la povertà ma l’hanno anzi aumentata.

Non si può ridurre la spesa pubblica e al contempo sperare di aumentare i posti di lavoro. L’Unione europea dichiara guerra a una cosa che lei stessa ha creato: la povertà.

L’Italia a confronto con altri Stati europei

Nel 2016 l’indicatore sintetico di rischio di povertà o esclusione sociale diminuisce, a livello europeo, da 23,8% a 23,5%, ma sale rispetto al 2015 per Romania, Lussemburgo e Italia. Il valore italiano si mantiene inferiore a quelli di Bulgaria (40,4%), Romania (38,8%), Grecia (35,6%) e Lettonia (30,9%), ma è molto superiore a quelli registrati in Francia (18,2%), Germania (19,7%) e Gran Bretagna (22,2%) e poco più alto rispetto a quello della Spagna (27,9%). I Paesi con il livello più basso dell’indicatore sono Repubblica Ceca (13,3%), Finlandia (16,6%), Paesi Bassi e Danimarca (entrambi 16,7%).

Non solo povertà: l’austerità aumenta anche le diseguaglianze

L’Istat evidenzia come in Italia sia aumentata sia l’incidenza degli individui a rischio di povertà (20,6% dal precedente 19,9%), sia la quota di famiglie gravemente deprivate (12,1% dal precedente 11,5%) e di quelle a bassa intensità lavorativa (12,8% dal precedente 11,7%). Aumenta “la crescita di reddito disponibile e potere d’acquisto”, che però si associa a “un aumento della disuguaglianza economica”: l’aumento del reddito è più consistente per il quinto più ricco della popolazione, trainato dalla fascia alta dei redditi da lavoro autonomo. La forbice tra i più benestanti e i più poveri si allarga.

Fig. 1: Distribuzione del reddito disponibile equivalente per Paesi UE (indice di Gini, che misura il grado di diseguaglianza della distribuzione del reddito, pertanto più l’indice di Gini aumenta più aumenta la diseguaglianza tra ricchi e poveri). Anno 2015, dati Istat.

Fig. 2: Indicatori di povertà o esclusione sociale, per 100 individui (il rischio di povertà è calcolato sui redditi 2015, la bassa intensità di lavoro è calcolata sul numero totale di mesi lavorati dai componenti della famiglia durante il 2015.). Anni 2004-2016, dati Istat.

Il peggioramento del rischio di povertà o esclusione sociale interessa soprattutto i residenti del Nord-ovest (da 18,5% a 21,0%), per i quali cresce l’indicatore di bassa intensità lavorativa e, in misura minore, le persone che risiedono al Sud e nelle isole (dal 46,4% al 46,9%), dove tale rischio rimane comunque molto più elevato e prossimo a coinvolgere il 50% delle persone residenti.

Si aggrava il rischio di povertà o esclusione sociale anche per coloro che vivono prevalentemente di reddito da lavoro autonomo o di reddito da pensioni e/o trasferimenti pubblici (+2,9 punti percentuali per entrambe le tipologie di reddito). Tale peggioramento interessa inoltre le persone che vivono da sole (la stima passa dal 31,6% al 34,9%) e, in particolare, per le persone sole con meno di 65 anni (dal 33,1% al 37,0%).

Al contrario, diminuiscono l’esposizione al rischio di povertà o esclusione sociale (da 23,5% a 22,1%) e l’indicatore di bassa intensità lavorativa (da 4,9% a 4,4%) tra coloro il cui reddito principale familiare è costituito da lavoro dipendente.

Note e definizioni

Rischio di povertà (indicatore Europa 2020): percentuale di persone che vivono in famiglie con un reddito disponibile equivalente nell’anno precedente a quello di rilevazione inferiore a una soglia di rischio di povertà, fissata al 60% della mediana della distribuzione individuale del reddito equivalente disponibile. Nel 2016 la soglia di povertà (calcolata sui redditi 2015) è pari a 9˙748 euro annui.

Rischio di povertà o di esclusione sociale (indicatore Europa 2020): percentuale di persone che si trovano in almeno una delle seguenti tre condizioni:

  1. vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro;
  2. vivono in famiglie a rischio di povertà;
  3. vivono in famiglie in condizioni di grave deprivazione materiale.

Grave deprivazione materiale (indicatore Europa 2020): percentuale di persone in famiglie che registrano almeno quattro segnali di deprivazione materiale sui nove indicati di seguito:

  1. essere in arretrato nel pagamento di bollette, affitto, mutuo o altro tipo di prestito;
  2. non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione;
  3. non poter sostenere spese impreviste di 800 euro (l’importo di riferimento per le spese impreviste è pari a circa 1/12 del valore della soglia di povertà annuale calcolata nel 2014, il cui valore era pari a 9˙455 euro);
  4. non potersi permettere un pasto adeguato almeno una volta ogni due giorni, cioè con proteine della carne, del pesce o equivalente vegetariano;
  5. non potersi permettere una settimana di vacanza all’anno lontano da casa;
  6. non potersi permettere un televisore a colori;
  7. non potersi permettere una lavatrice;
  8. non potersi permettere un’automobile;
  9. non potersi permettere un telefono.

Per ulteriori approfondimenti si rimanda al testo del report Istat per il 2016: “Condizioni di vita, reddito e carico fiscale per le famiglie“.


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