Approfondimento

Ogni uomo ha pari diritto alla felicità

Ogni uomo ha pari diritto alla felicità

Piani di lavoro transitorio finanziati dalla Banca Centrale: cosa sono e come funzionano

Senza un lavoro remunerato nel modo giusto non è possibile vivere indipendenti dagli altri, sentirsi parte integrante della comunità, dedicarsi alle proprie passioni, avere una vita sociale piena ed infine coltivare una vita sentimentale che possa tramutarsi nella prospettiva di una famiglia. Senza un lavoro remunerato non è possibile essere veramente liberi.

La Teoria della Moneta Moderna mostra come il livello di disoccupazione dipenda esclusivamente da una spesa a deficit troppo bassa da parte dello Stato. Delinea inoltre gli strumenti di politica economica a cui un Governo può ricorrere per ottenere la piena occupazione.

Lo strumento cardine per garantire a tutti una prospettiva di vita dignitosa, in primis a quelli usualmente considerati “gli ultimi”, posti ai margini della società, è il Piano di lavoro transitorio MMT. Lo Stato, attuando i PLT, può garantire un lavoro remunerato giustamente a chiunque non trovi un impiego nel settore privato.

Ma com’è il lavoro dei PLT?

È un programma di impiego pubblico di tipo transitorio, generico e a salario minimo:

  • è transitorio (quindi diverso dal pubblico impiego tradizionale) perché pensato per agevolare la transizione dei lavoratori dallo stato di disoccupazione allo stato di occupazione nel settore al privato. Vi sono persone che non riescono ad essere direttamente impiegate nel settore privato, perché percepite come difficilmente impiegabili. Parliamo, ad esempio, di persone che sono rimaste per vari motivi inattive per lungo tempo, o che non hanno mai avuto accesso al mercato del lavoro e sono a rischio di emarginazione sociale.
    L’accesso ai PLT consente loro di maturare un’esperienza, una continuità professionale e di acquisire quelle caratteristiche minime indispensabili per essere impiegate nel settore privato. In questo modo i lavoratori possono dimostrare di essere in grado di stare in un ambiente lavorativo, di saper adempiere gli impegni minimi in termini di puntualità, rigore e presentabilità, ponendo in essere le mansioni in modo regolare.
  • è generico, ovvero organizzato in mansioni che non richiedono una preparazione specialistica.
  • è a condizioni dignitose e salario orario fisso, sufficiente per avere la garanzia di uno standard di vita al di sopra sia del livello di povertà assoluta, sia di quello di povertà relativa, che consenta quindi di vivere in maniera dignitosa ed autonoma.

Per chi possono essere pensati?

Per tutti coloro che chiedono di essere impiegati in lavori generici e utili alla comunità in cambio di un salario minimo erogato dallo Stato. I PLT sono aperti a tutti, ma i fruitori più probabili sono quelle persone che vivono in stato di povertà, che hanno poche competenze, che per vari motivi non hanno maturato esperienze lavorative e che vivono in uno stato di esclusione sociale.

Quali benefici portano?

I benefici sono innumerevoli:

  • per la comunità: con i PLT si possono realizzare servizi sociali per la collettività, gestione e pulizia degli spazi pubblici e dell’ambiente, mense pubbliche, attività ludiche, riparazioni di edilizia pubblica, attività complementari a quelle indispensabili finanziate dallo Stato che non possono essere affidate ai lavoratori dei PLT perché non possono mai venire a mancare.
  • per chi è disoccupato da lungo periodo sono un’occasione per sperimentare un impiego e tornare a sentirsi parte integrante delle società. I PLT consentono una riduzione del livello di emarginazione sociale e quindi anche della criminalità ad essa legata. Non ambiscono a risolvere tutti i problemi di chi si trova in forte stato di disagio o di emarginazione, ma vogliono essere uno strumento per eliminare la povertà.
  • per chi lavora sono un elemento di miglioramento delle condizioni di lavoro complessive. Se infatti lo Stato garantisce a tutti un lavoro a salario minimo ed a buone condizione di lavoro in termini di igiene, rischio ed ambiente, le imprese non potranno ridurre i salari oltre la soglia posta dal salario dei piani, a meno che offrano altre forme di vantaggi, altrimenti perderebbero i propri impiegati. Questo genera sulle imprese una pressione che le spinge a migliorare le condizioni di lavoro.
  • massimizzano la stabilità dei prezzi.

Con quali soldi li si può finanziare?

La Banca Centrale Europea oggi può pagare senza problemi tutti coloro che facciano richiesta di un lavoro a salario dignitoso. Non esistono limiti tecnici alla creazione di valuta.

Con i PLT, il settore pubblico (ovvero il consolidamento di Banca Centrale e Ministero del Tesoro) spende creando valuta in cambio di una contropartita fissa, l’ora di lavoro, quindi il PLT non può creare inflazione.

E allora perché non lo facciamo?

Lo Stato Italia-Ue sta scegliendo di perseguire livelli di spesa a deficit troppo bassi. Tali limiti al deficit degli Stati, posti a livello europeo, sono stato creati in maniera arbitraria e senza alcun fondamento scientifico. Il motivo per cui sono stati posti tali limiti è la scelta di ridurre il potere politico ed economico del ceto medio e dei ceti popolari, in spregio al principio fondante della nostra società: il lavoro.

Scarica la scheda sui PLT!


Crediamo nella libera circolazione del sapere. Ogni nostro progetto è fruibile gratuitamente e realizzato in forma volontaria dagli attivisti di Rete MMT Italia. Se ti è piaciuto, premiaci con una libera donazione.

2 Commenti

  • Avrei diverse cose da dire ma giusto una curiosità. Io ho una laurea, il dottorato e diversi anni di precariato universitario alle spalle. Il vostro PLT dove mi manderebbe, a spazzar le strade?

    Come fa un lavoro che è generico e non richiede una preparazione specialistica a rendere idonee al reinserimento persone che prima erano percepite come difficilmente impiegabili?

    Nell’accezione proposta in questo articolo il PLT, al netto di molte buone intenzioni, somiglia fin troppo ai vecchi lavori socialmente utili che non risolsero nulla anzi si collocarono perfettamente all’interno del sistema liberista.

    • Buongiorno Giovanni, la ringrazio molto per le domande, perché mi permettono di metter a fuoco alcuni elementi che, per motivi di sintesi, non ho potuto esplicitare chiaramente nell’articolo. Spero che la letteratura scientifica pubblicata sul sito di Rete MMT potrà aiutarla a vedere nella giusta prospettiva lo strumento dei PLT: sono una tessera in un mosaico più ampio, che la invito a scoprire senza pregiudizi. In particolare la invito a leggere l’economista A. Parguez, il quale ha scritto in questo paper delle bellissime parole sullo Stato “Trascendentale”:
      “È il perché io considero lo Stato come trascendentale. Seguendo le politiche motivate dalle vere leggi dell’economia lo Stato permette alle persone, ciascuno come individuo libero ed autonomo, di accedere a un livello superiore di conoscenza, felicità, scoperta del loro futuro: l’accesso all’Universo.”
      Rispondo ora alle sue domande, nello specifico.
      Se lo Stato crea la valuta e la può usare per comprare tutta l’offerta di lavoro denominata in tale valuta, perché limitarsi ai Piani di Lavoro Transitorio?
      Lo strumento del PLT non si sostituisce alla spesa in deficit dello Stato in settori tradizionali (istruzione, sanità, ricerca, ecc.) ma va in connubio. Le persone specializzate come lei devono poter trovare un lavoro che non si configuri come una sorta di sottoccupazione, per le competenze che lei ha in più rispetto ai più probabili destinatari del PLT. Lo Stato, essendo il monopolista della valuta, non ha alcun problema a comprare il suo lavoro, e deve farlo, scegliendo in che direzione vuole orientare le energie morali, intellettuali e fisiche della società, in funzione di quello che è il suo ideale di “Città futura”.
      Il PLT è uno strumento aperto a tutti, ma in realtà è pensato in primis per eliminare povertà e disoccupazione e per limitare l’esclusione sociale. Questo perché, anche in un’economia in cui la domanda di lavoratori da parte delle imprese è molto alta, vi sono persone che non riescono ad essere direttamente impiegate nel settore privato perché percepite come difficilmente impiegabili, cioè che non presentano quelle garanzie minime in termini di compatibilità sociale con il luogo di lavoro (rispetto delle regole di lavoro, gestione dei rapporti personali). Parliamo, per esempio, di persone che sono rimaste per svariati motivi inattive per lungo tempo, o che non hanno mai avuto accesso al mercato del lavoro e sono a rischio di emarginazione sociale. Attraverso il PLT hanno la possibilità di sperimentare un lavoro regolare: imparare a presentarsi al lavoro in orario, a relazionarsi con i colleghi, a svolgere mansioni semplici che consentano loro di sviluppare capacità di base. Questo strumento non elimina tutti i problemi, ma si propone di evitare che nella società, per cause economiche, vi sia una fetta della popolazione destinata a soccombere completamente, sprofondando nella povertà e nella disoccupazione.
      Detto ciò, è vero: chi entra nel PLT ha la possibilità di imparare a svolgere lavori semplici, se non umili, e potrà sviluppare caratteristiche che gli potranno permettere di essere impiegato nel settore privato, ma sarà probabilmente sempre percepito dalla società come appartenente alla classe sociale più disagiata. In più, ad esser onesti, non basta avere un lavoro per esser felici, però il fatto di non esser costretti a chiedere l’elemosina in strada ti permette un minimo di serenità per percorrere la tua vita.
      Questo strumento, per consentire un’emancipazione vera per tutti, deve esser inserito in un più ampio progetto di investimento nel welfare state da parte dello Stato, in particolare nella formazione. Una delle critiche che sono state mosse nei confronti di un Piano simile al PLT, anche se attuato in maniera parziale e limitata nel tempo, il “Plan Jefes” (attuato in Argentina dopo la crisi del 2001) è stata proprio legata alla formazione: molti lavoratori hanno rilevato, tra le diverse criticità, come la parte dedicata alla formazione all’interno del Piano fosse troppo limitata, e avrebbero desiderato che fosse ampliata per dare maggiori competenze.
      Il PLT diminuisce la ricattabilità del lavoro di tutti i lavoratori, anche quelli che lavorano nel settore privato ne traggono beneficio: il settore privato non potrà offrire condizioni di lavoro inferiori a quelle che lo Stato garantisce ai lavoratori che vogliano accedere al PLT. E poi, se le persone che vivono in un condizione di esclusione dalla società possono trovare un lavoro che gli consenta di imparare a svolgere mansioni con costanza, ricevendo una paga giusta che gli consenta di esser indipendenti e di uscire dalla condizione di povertà, non siamo tutti più felici?
      Dal punto di vista tecnico la piena occupazione è uno strumento che permette di massimizzare la stabilità dei prezzi, perché lo Stato (Italia o UME), monopolista della valuta, sarebbe in grado di fissare il prezzo della valuta modulando l’offerta della stessa sulla base della domanda di risparmio in tale valuta da parte del settore privato.
      Il PLT, dal punto di vista tecnico, costituisce uno stabilizzatore automatico e consente di massimizzare la stabilità dei prezzi.
      L’impiego nel settore privato, come sappiamo, ha un’ampiezza che varia in funzione dell’interazione dei soggetti privati tra loro e delle scelte in termini di politica fiscale (spesa pubblica e tassazione). Detto in altri termini, sistema bancario e tessuto imprenditoriale sono per natura pro-ciclici, tendono a passare da stati di euforia a stati di panico, contribuendo a rendere dinamica la dimensione del settore privato. Per questo motivo è necessario che lo Stato ponga in essere una serie di stabilizzatori automatici del settore privato, misure che ad una sua contrazione facciano seguire un aumento del deficit. Il PLT è uno di questi.
      Lo Stato, monopolista della valuta, ancorando il prezzo della valuta ad un’ancora stabile come l’ora di lavoro del Piano di Lavoro Transitorio, riuscirebbe così a massimizzare la stabilità dei prezzi. Il monopolista varia la quantità di valuta offerta sulla base del desiderio di risparmio finanziario netto del settore privato, attività finanziarie nette denominate nella valuta ricercata dal settore privato in cambio di lavoro, merci o servizi, fissando così il prezzo che desidera. Il prezzo della valuta è quindi ciò che il settore privato deve fare o dare per ottenerla dal monopolista.
      Se vuole approfondire il concetto di monopolista della valuta, le consiglio quest’ottimo articolo di Gianluca Campo.
      La ringrazio molto per le sue domande, e spero possa approfondire lo studio della MMT per comprendere meglio la sua potenza nel cambiare l’assetto della società del futuro!

Commenta