Entro il 2018 Unicredit taglierà 18200 posti di lavoro, di cui 6900 in Italia, per centrare un obiettivo di risparmio costi di 1,6 miliardi di Euro
Possiamo biasimare Unicredit di ciò? Certamente no. Le imprese hanno un unico obiettivo: la massimizzazione del profitto. Per realizzarlo occorre costantemente incrementare i ricavi e/o ridurre i costi. Unicredit ha così deciso di ridurre i costi, tagliando il personale, per migliorare il suo utile. C’è qualcosa di male in tutto questo? Assolutamente nulla. E alle migliaia di nuovi disoccupati chi ci pensa? Nessuno, perché, seguendo le logiche neoliberiste che l’attuale e i precedenti Governi hanno deciso di sposare, i nuovi disoccupati dovranno essere in grado di ricollocarsi sul mercato del lavoro, anche se è diventato molto difficile farlo, considerando l’elevata disoccupazione.
Eppure la nostra Costituzione garantisce all’art. 4 il diritto al lavoro. Lo Stato, pertanto, dovrebbe intervenire ed offrire un’occupazione transitoria a chi è in cerca di lavoro (qui) per rendere effettivo tale diritto, ma ciò non viene fatto. La vicenda Unicredit conferma, qualora ve ne fosse bisogno, che le imprese fanno il loro dovere mentre il vero inadempiente è lo Stato che, così, ci lascia in balia del mercato e delle decisioni che i suoi principali attori assumono. Unicredit docet.