La MMT non pensa al lavoro come orientato alla produzione di merci da mettere in vendita a casaccio; il lavoro deve essere diretto alla produzione di beni che servono per vivere meglio, importanti e strategici, e all’erogazione di servizi che migliorano la qualità della vita della collettività.
I Piani di Lavoro Garantito (PLG) sono pensati in relazione al pubblico interesse, e si traducono in attività lavorative con scarsa ricaduta in termini di profitto, e come tali poco “appetibili” per l’investimento di soggetti privati.
Un esempio molto semplice è quanto accade nei centri abitati alle pendici delle zone montane, in regioni come il Veneto. Fino a che esisteva un sistema agricolo, era interesse degli stessi coltivatori tenere pulite le fasce di rispetto tra centro abitato e vegetazione selvatica, curandone la manutenzione e riducendo in questo modo il rischio estivo di incendio e gli effetti delle piogge torrenziali in inverno.
La scomparsa di questo sistema produttivo ha causato anche la scomparsa dell’attività di manutenzione delle fasce di rispetto, perché nessuno ha più interesse a svolgerla, con risultati spesso catastrofici derivanti dall’incuria di tali aree.
Per uno Stato che riacquisisce la propria sovranità e l’orientamento al pubblico interesse, il PLG è solo una delle possibili modalità di intervento nell’economia, e non deve essere inteso come sostitutivo delle altre forme contrattuali di occupazione nel settore pubblico (Si noti che, nel contesto attuale, l’intervento pubblico per la realizzazione di infrastrutture, campo in cui lo Stato non entra in competizione con il settore privato, sarebbe già di per se sufficiente a ottenere il sostanziale pieno impiego della forza lavoro disponibile).
In aggiunta, va sottolineato che la scarsità delle risorse finanziare non equivale necessariamente a un maggior rispetto e frugalità nel consumo di risorse reali.
L’aumento della disoccupazione e della precarietà può spingere le persone ad arrotondare il proprio reddito dedicandosi al bracconaggio, alla pesca in ore notturne, al taglio abusivo di alberi e ad una vasta gamma di attività che hanno in comune la predazione di beni naturali con finalità di vendita: la scarsità di risorse naturali colpisce le risorse reali che sono di tutti, e quindi di nessuno.
Un altro esempio è la manutenzione delle aree boschive e la lotta contro gli incendi: la scarsità di risorse finanziarie per lo Stato, indotta dai vincoli alla spesa imposti dai Trattati, obbliga il settore pubblico a rinunciare all’impiego di operai forestali ed all’acquisto di mezzi ed aerei antincendio.
E gli stessi politici che si stracciano le vesti per il mancato acquisto degli aerei sono gli stessi che appoggiano le politiche di contenimento della spesa dello Stato.
Dal punto di vista macroeconomico, l’introduzione di un PLG costituisce un potente fattore di stabilità dei prezzi: il PLG fissa un valore nominale stabile della valuta, espresso in ore di lavoro. Questo avviene tramite la retribuzione oraria del lavoro nel PLG, assicurata per ogni ora di lavoro offerta dal settore privato in cambio di unità della valuta.
Dal punto di vista del sistema produttivo, il PLG fissa standard minimi di soglia delle condizioni di lavoro che fungeranno da riferimento minimo accettabile per l’intero sistema produttivo: in presenza dell’opzione lavoro retribuito in condizioni lavorative dignitose e sicure, nessun disoccupato si rende disponibile ad offrire il proprio lavoro a soggetti che propongono attività lavorative da svolgersi in cambio di retribuzioni da fame e/o in condizioni lavorative malsane, illegali, non sicure.