Quando la narrazione ha il tono esortativo del “concentriamoci sulle opportunità e non sui possibili rischi” dobbiamo temere un disastro in arrivo.
Alla Commissione europea piace questa narrazione delle opportunità, anche quando si parla di impatti negativi che la tecnologia porterà al mercato del lavoro dell’Eurozona.
Jyrki Katainen, commissario per la crescita e gli investimenti (con responsabilità anche su competitività e lavoro), in occasione della conferenza “Futuro del lavoro” organizzata da Google e Debating Europe ha ammesso che il cambiamento che l’intelligenza artificiale apporterà nel mondo del lavoro non è privo di insidie. La responsabilità di gestirle, of course, è però in capo ai singoli Stati.
Il senso di responsabilità in chiave Eurozona funziona così: ogni cambiamento ha infinite opportunità, colte e promosse dalle istituzioni europee, ma i rischi per la collettività, anche quando non definiti, sono sempre di pertinenza dei singoli Stati. I quali però non possono spendere, devono restare all’interno del dogma dell’austerità e, in più, hanno già di fronte livelli di povertà e di disoccupazione come se avessero subito una guerra.
Preoccupati che la tecnologia sostituisca i lavoratori? Voi sì, Katainen non troppo.
Non dobbiamo essere eccessivamente preoccupati delle ripercussioni su quanti posti di lavoro si potranno perdere, ma concentrarci sulle opportunità
Il disastro sta bussando alla nostra porta.
Come ha ben documentato Riccardo Staglianò nel suo libro “Lavoretti”, ad oggi la sharing economy non ha creato più posti di lavoro ma più posti di lavoretti, cancellando i vecchi più solidi. Come i bassi salari e le condizioni al limite della dignità di Uber o di altre piattaforme web. Eppure la narrazione intorno all’economia della condivisione aveva indotto tanti a immaginare ben altro.
Ma uno Stato ha le mani legate di fronte al risvolto oscuro dello sviluppo della tecnologia? Lo Stato non può impedire che la tecnologia sostituisca il lavoratore, ma può risolvere la disoccupazione creata dalla tecnologia. Può inoltre innescare un circolo virtuoso orientato all’innalzamento delle condizioni di lavoro. Lo strumento si chiama Piano di Lavoro Transitorio. Può creare posti di lavoro dove il lato umano fa la differenza; la cura delle persone, dell’ambiente, dell’educazione, ecc.
Per uno Stato monopolista della valuta è solo una questione di scelte politiche, dato che ha sempre gli strumenti finanziari per farlo. Oppure può scegliere di abdicare all’interesse pubblico e lasciare che il mercato utilizzi i disoccupati come esercito per i lavoretti a poco prezzo.
Diverso è il discorso per gli Stati dell’Eurozona, a loro è stata lasciata la sola responsabilità. Senza la moneta. Un vero affare.