Se si conoscono le caratteristiche della moderna moneta fiat e le potenzialità del suo utilizzo, la storia dell’euro appare tanto prevedibile quanto drammatica e manifestamente criminale.
Con l’introduzione dell’euro, gli Stati aderenti, che prima erano emettitori della propria valuta e sovrani, diventano utilizzatori di una valuta che non emettono e che non controllano in alcun modo.
L’euro è emesso in prima istanza dalla Banca Centrale Europea, che per statuto è il soggetto emettitore monopolista, indipendente dalle decisioni degli Stati e privo di vincoli di mandato in merito al raggiungimento della piena occupazione.
In questo contesto, lo Stato, utilizzatore della valuta e privo di garanzia formalizzata da parte dell’emettitore monopolista, è vincolato dall’architettura istituzionale a dover equilibrare le proprie spese con l’imposizione della tassazione sul settore privato o con l’indebitamento, cioè moneta presa in prestito dai “mercati dei capitali” mediante emissione di Titoli di Stato o addirittura con sottoscrizioni di contratti derivati.
Lo Stato è privato così della capacità di investire per il proprio futuro senza vincoli finanziari, e deve spendere meno di quanto incassa mirando all’ottenimento di avanzi di bilancio.
Si è arrivati all’euro, in Italia, per passaggi successivi, prima con le limitazioni delle fluttuazioni reciproche tra le valute dei Paesi aderenti allo SME, poi con il divorzio tra Stato e Banca Centrale; a seguito di questo divorzio, la Banca d’Italia non è più tenuta ad acquistare i titoli di Stato rimasti invenduti, lasciando al mercato il compito di stabilire il valore di acquisto degli stessi.
L’iter si conclude nel 2001 con l’adozione della moneta unica. L’Italia aderisce all’euro con un notevole debito pubblico (corrispettivo contabile dell’altrettanto notevole risparmio finanziario privato), che viene ri-denominato da lire in euro. Cosa cambia? Che da quel momento il debito deve essere rifinanziato in una valuta estera per l’Italia: l’euro.
Nel 1998 Alain Parguez dichiarava:
L’effettiva implementazione dell’euro, nel contesto della nuova crisi mondiale, peggiorerà ancora di più la situazione delle economie reali all’interno dell’Unione Europea e Monetaria. I governi saranno obbligati ad imporre politiche pro-cicliche sempre più stringenti per raggiungere gli avanzi di bilancio posti come obiettivo.
Tratto dal capitolo sesto, “La banale storia dell’Euro”, di Uccidere il dio dell’Austerità (Edizioni Sì)