Approfondimento

Austerità pro-ciclica e aumento della disoccupazione in Europa: nessuna sorpresa!

Il 18 agosto 2011, avevo manifestato le mie preoccupazioni circa l’approccio della BCE ai saldi settoriali che sembravano rivelare:

  1. un’incomprensione su come sono tra loro collegati i saldi settoriali;
  2. un ottimismo fuori luogo sulle misure di austerità adottate con particolare riguardo al loro contributo nel riequilibrio tra settori [governativo e non governativo, ndr].

Un anno e mezzo più tardi, tali preoccupazioni (purtroppo, ma inevitabilmente) si sono mostrate fondate.

Il grafico sottostante mostra per la zona euro l’andamento complessivo della spesa netta dei 17 stati in miliardi di euro (quella chiamata “deficit pubblico”) e l’andamento del tasso di disoccupazione.

Il grafico mostra chiaramente la conseguenza delle politiche di austerità attuate nell’eurozona.

art19.12

In Europa, dal 1999 al 2009, in assenza di alcuna politica fiscale per la piena occupazione, ogni volta che il settore privato ha visto ridursi il proprio risparmio, l’economia è entrata in recessione. Ogni volta, questo ha determinato in automatico la risposta anti-ciclica del bilancio fiscale (aumenta la disoccupazione, si riducono le entrate fiscali, aumentano i “disavanzi pubblici”). L’aumento della conseguente spesa ‘in deficit ‘ ha fornito ai privati i maggiori risparmi che alla fine hanno aiutato l’economia ad invertire il suo ciclo. Questo spiega la correlazione tra disoccupazione e spesa pubblica, al netto, fino al 2009.

Dopo il 2009, con il Patto di stabilità e di crescita è stato imposto alle politiche fiscali un vincolo sempre più rigido, per cui la politica fiscale, chiusa nella morsa delle misure di austerità, è diventata pro-ciclica.

Ai meccanismi fiscali anticiclici visti in precedenza è stato impedito di operare, e la riduzione forzata dei disavanzi pubblici ha bloccato l’accumulo di risparmio finanziario del settore privato.

Lungi dal significare un “riequilibrio” positivo tra i saldi settoriali, la riduzione dei disavanzi pubblici nominali e la conseguente riduzione del risparmio nel settore privato, è l’indicazione di una pressione crescente che sta spingendo l’ economia della zona euro verso tassi di disoccupazione più elevati e verso la depressione economica.

 

Originale pubblicato il 18 marzo 2013

Traduzione a cura di Stefano Sanna


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