L'Editoriale

La domanda della Regina (e il silenzio dei Parlamenti)

La domanda della Regina (e il silenzio dei Parlamenti)

Il voto in UK ha segnato un’inversione nel percorso storico dell’integrazione europea

Mai prima d’ora v’era stata una votazione che mettesse in discussione l’Unione europea. Mai prima d’ora un Paese ha deciso di lasciarla, l’Unione europea.

Nonostante una propaganda spinta dai mass media, da economisti di fama internazionale, da “avvertimenti” di Juncker – Presidente della Commissione europea – George Soros – speculatore finanziario che nel 1992 fece uscire l’UK dallo SME – e l’omicidio di una giovane parlamentare sostenitrice del Remain, ha vinto il Brexit.

Si potrebbe sostenere che il voto inglese ha dimostrato di saper andare contro i media, i tecnocrati, gli shock emotivi, gli speculatori e contro gli economisti pagati dagli speculatori tramite una think-tank chiamata INET.

Si potrebbe sostenere che il voto è la conseguenza del trattamento antidemocratico ed antisociale che l’UE ha riservato a quei Paesi ad essa più legati, come Grecia o Portogallo.

Si potrebbe pensare che un ruolo lo abbia giocato il fatto che l’unica istituzione europea eletta dai cittadini, il Parlamento, non possa proporre alcuna legge.

Ma si dimenticherebbe una cosa: la Regina.

La Regina, formalmente sempre neutrale, riesce senza esporsi a mandare segnali molto chiari nei momenti strategici.

Nel 2014, al tempo del referendum per l’indipendenza della Scozia, la Regina, in un contesto che sarebbe stato intercettato collateralmente dai media, disse:

Spero che gli Scozzesi ci pensino veramente molto bene

Un chiaro, anche se implicito, messaggio.

Allo stesso modo, a pochi giorni dal voto sul Brexit, ad una cena, Queen Elizabeth ha chiesto ai suoi ospiti:

Datemi 3 buone ragioni per cui il Regno Unito dovrebbe rimanere nell’Unione europea

Un altro astuto, chiaro segnale ai sudditi.

Non sembra quindi un caso che le zone più inglesi abbiano votato per il Brexit, mentre in quelle meno e non inglesi come Londra, con i suoi secolari fenomeni migratori, l’Irlanda del Nord, la Scozia e il Galles, l’ago della bilancia si sia spostato nell’altro senso, spesso in modo molto marcato.

Nell’analisi del voto si sono viste le acrobazie più varie, ma alcune cose sono certe:

  • l’Unione europea risulta sempre più schiacciata sull’Eurozona;
  • il baricentro dell’Unione europea diventerà sempre più tedesco;
  • l’Italia diventa la terza economia dell’Unione europea.

Nell’analisi degli effetti economici, alcune cose sono sicure:

  • il Regno Unito dispone di una valuta a cambio fluttuante, e niente può renderlo incapace di spendere nella sua valuta;
  • continuerà ad esserci libero commercio con l’Europa, tra le altre cose, perché è tutelato dagli accordi del WTO (organizzazione mondiale del commercio);
  • il valore della Sterlina gravita intorno al valore fissato dal monopolista della Sterlina, lo Stato inglese. I mercati possono solo far gravitare le quotazioni intorno a tale valore.

Sull’analisi della gestione mediatica dell’avvenimento, una cosa va detta: i media italiani hanno detto un sacco di sciocchezze e continueranno a dirle ma, questa volta, le corbellerie economiche spaventapasseri emergeranno molto rapidamente.


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