Come ha risposto il comitato della Banca Centrale svedese che assegna i premi per l’Economia in onore di Nobel agli ignobili fallimenti relativi alla recente crisi finanziaria e alla Grande Recessione? Una minoranza mostrerebbe umiltà, riconoscerebbe i suoi fallimenti e prometterebbe un ripensamento fondamentale della materia. Gli economisti neoclassici, tuttavia, sono più determinati. La risposta del comitato è di lodare la disciplina per i suoi avanzamenti teorici e le politiche proposte riguardo alla finanza, alla regolamentazione e alla governance aziendale. Eugene Fama, Jean Tirole, Oliver Hart e Bengt Holmström incarnano questo modello. Questa serie di articoli discute il premio congiunto a Hart e Holmström nel 2016. In questa introduzione alla serie, evidenzierò gli errori principali che tratterò.
Gli errori principali ricadono in diverse categorie. I premi – e la motivazione data ai premi dal comitato – ci danno la possibilità di guardare al modo in cui il comitato intende l’economia. Il messaggio del comitato è di compiacenza. L’economia sta progredendo in modo impressionante, ora comprende gli elementi chiave che possono andare male e ha sviluppato soluzioni ottimali a questi problemi. Date le catastrofiche politiche proposte dagli economisti e i fallimenti predittivi che sono stati centrali nella crisi finanziaria, questa è una rivendicazione straordinaria. Almeno una di queste due cose deve essere vera. O gli AD [Amministratori Delegati] si stanno rifiutando di realizzare queste meravigliose politiche, o queste politiche sono disastrose anziché meravigliose. Questo problema al comitato non viene mai in mente. Il comitato non è consapevole del paradosso che proprio quando (secondo le favole che racconta) gli economisti stavano “addomesticando le grandi società” e creando contratti remunerativi “ottimali” per gli AD e una governance che presumibilmente avrebbe dovuto addomesticare gli AD, il mondo reale stava andando nella direzione opposta. Le politiche promosse dai [vincitori del] Nobel 2016 hanno aiutato a creare l’ambiente criminale che ha prodotto, tra l’élite degli AD, livelli di frode senza precedenti, che hanno gonfiato a dismisura numerose bolle, guidato la crisi finanziaria globale e prodotto la Grande Recessione.
La compiacenza è un ingrediente importante per i nostri peggiori fallimenti. C’è una grande verità nel detto: “non sono le cose che non conosci che producono disastri – sono le cose che conosci, ma che non sono vere, che producono disastri”.
Se gli AD hanno rifiutato di adottare le politiche ottimali, allora ci si deve chiedere se Hart e Holmström abbiano trascorso il periodo dal 1980 al 2008 tentando di avvertire le persone che stava per accadere un disastro a causa di AD cialtroni. Come mostrerò, hanno fatto il contrario. Sono stati feroci avversari di riforme di regolamentazione finanziaria. Holmström, persino al momento di ricevere il suo premio, era certo che il compenso per gli AD non fosse eccessivo. Quelli che vediamo sono i paraocchi ideologici inflitti dalla formazione di stampo neoclassico, comune ai premi Nobel e al comitato che li seleziona.
Il comitato e i premi Nobel danno il peggio di loro stessi proprio in quello che rivendicano come la loro più grande forza: i loro primitivi e ideologici presupposti riguardo agli incentivi. Affronterò quattro errori critici relativi agli incentivi, esemplificati dal premio congiunto del 2016. Il dogma economico neoclassico è che il denaro è il “potente” incentivo. Le persone normali sanno che questo è assurdo. Gli incentivi più potenti raramente sono monetari. Le persone danno la loro vita per gli altri. Alcuni di loro lo chiamano “dovere, onore, patria”, ma in realtà sono gli effetti della “coesione tra piccole unità”. I genitori danno la vita per i loro figli e per i loro coniugi.
Un secondo dogma neoclassico consiste nell’ignorare la frode e la predazione. I premi del 2016 mostrano come, nonostante siano coscienti della falsità di questo presupposto implicito, gli economisti neoclassici ignorino ripetutamente i modi in cui gli AD creano incentivi perversi e rendono criminali le politiche remunerative e di governance proposte dai premi Nobel. Un terzo dogma neoclassico è quello di assumere, implicitamente, che gli incentivi perversi non influenzano gli AD e quelli che essi corrompono. L’articolo di Holmström e Steven N. Kaplan sulla governance aziendale alla luce delle frodi dell’era Enron, mostra involontariamente questo terzo dogma neoclassico relativo agli incentivi.
Nessun AD vuole essere l’AD della prossima Enron. E nessun amministratore vuole essere nel consiglio di amministrazione della prossima Enron.
[Holmström & Kaplan, 2003, p. 22]
La loro affermazione può sembrare ovvia al lettore ma, letta nel suo contesto, l’affermazione non vuol dire che nessun AD vuole essere processato, condannato e affrontare una lunga detenzione. Gli autori affermano che nessun AD vuole capeggiare una frode e nessun amministratore vuole far parte di un consiglio di amministrazione che incentiva una frode. Questo non è vero, e l’affermazione è assurda nella realtà così come nella teoria economica neoclassica. A centinaia di migliaia di AD in tutto il mondo piacerebbe tantissimo gestire un’enorme frode – finché possono evitare l’incriminazione, la condanna e la restituzione forzata dei proventi che la frode ha fruttato. I due “distopici” assunti economici dell’interesse personale e della razionalità richiedono che gli autori assumano che ogni AD “desideri essere l’AD della prossima Enron”. Vogliono solo riuscire a farla franca (i criminologi non sono mai arrivati a presupposti estremi quanto i nostri). Gli economisti neoclassici non possono vedere gli AD come criminali. Gli AD sono i loro eroi (e finanziatori).
Il quarto dogma è che la regolamentazione non può avere successo perché manca di incentivi “potenti”.
La comprensione che i criminologi hanno degli incentivi e di come gli AD definiscono e stravolgono gli incentivi è di gran lunga più sofisticata dei miti che gli economisti neoclassici hanno sugli incentivi [stessi]. I criminologi forniscono i dettagli su come gli AD predatori “manipolano il sistema”. I criminologi concordano sul fatto che incentivi finanziari perversi danno un importante contributo al crimine dei colletti bianchi.
Concludo la serie mostrando come questi miti neoclassici persistono, e ricevono i premi più importanti del campo, nonostante la loro falsificazione. Mostrerò come la letteratura in altri campi ha falsificato i miti. Mostrerò gli errori predittivi che hanno falsificato i miti. Mostrerò anche come altri premi Nobel hanno falsificato i miti. Holmström, Hart e il comitato svedese eludono questo problema ignorando il lavoro di George Akerlof e Paul Romer e quello di accademici di altri campi.
Originale pubblicato il 27 febbraio 2017
Traduzione a cura di Carlo Vittoli, Supervisione di Maria Consiglia Di Fonzo