La Teoria

La determinazione del prezzo esogeno

La determinazione del prezzo esogeno

Mosler fa notare che dal punto di vista dello Stato il sistema monetario facilita il trasferimento di beni e servizi reali dal settore privato a quello pubblico. La tassa imposta dal governo infatti obbliga il settore privato a vendere beni e servizi reali in cambio dei dollari del Governo, dollari che in ultima istanza servono a imprese e famiglie per pagare le tasse. Altrimenti, quei dollari sarebbero privi di valore. È essenziale realizzare che l’unico modo attraverso cui il settore privato può ottenere i dollari è attraverso la spesa o il prestito [1] da parte del Governo.

Proprio come nel caso dell’Africa coloniale il settore privato ha bisogno della valuta del Governo per pagare le tasse e ciò significa che in un sistema monetario fiat la determinazione esogena del prezzo costituisce il caso generale.

Mosler affronta la questione quando afferma che un prestito da parte della Federal Reserve riduce sempre e necessariamente la ricchezza nominale netta del settore privato per un importo pari all’ammontare [pari agli interessi] di quel prestito. Per esempio, l’acquisto di titoli necessario a compensare la riduzione di riserve provocata dal pagamento di tasse mediante moneta scritturale riduce la quantità di titoli in possesso del settore privato. Nel caso in cui si realizzasse un altro prestito garantito, esso contribuirebbe ad aumentare le passività a carico del settore privato riducendo di nuovo la sua ricchezza nominale netta. Chiaramente il settore privato può sopravvivere a una riduzione della ricchezza nominale. Tuttavia è ovvio che questo determina una pressione deflazionistica nel senso che, come avviene per la tassazione, ha come conseguenza una situazione in cui i venditori di beni e servizi reali desiderano i dollari che gli occorrono per rinnovare gli asset utilizzati. Si noti come nella corrispondenza privata Mosler applichi la stessa logica all’analisi sulle conseguenze delle restrizioni alla spesa in deficit attualmente definite per l’Unione Monetaria Europea:

Ragioni operative determineranno la necessità di immettere e drenare riserve per mantenere il sistema in equilibrio e preservare il controllo sul tasso d’interesse interbancario. Tuttavia la BCE può agire solo in maniera difensiva, al pari di qualunque banca centrale; non può prestare euro in maniera proattiva, immettendo riserve, senza compensare con un drenaggio. La spesa in deficit a cui mi riferisco è necessaria a soddisfare il bisogno di risparmio netto di euro del settore privato. Nel sistema attuale, perfino la crescente domanda di valuta in circolazione dev’essere soddisfatta dalla BCE attraverso prestiti garantiti: la ricchezza nominale del sistema non può aumentare. La domanda di un aumento della ricchezza nominale netta da parte del settore privato dovrà corrispondere a un’operazione opposta nel bilancio degli Stati membri. Se ciò [la spesa in deficit] è loro impedito si innescherà un circolo vizioso deflazionistico. (Mosler, 1996)

Un Governo che usa moneta fiat ha il potere di determinare i prezzi e potrebbe non comprenderlo. (Mosler, 1995, p. 18)

A lungo i Post-Keynesiani hanno evidenziato la necessità di qualche forma di controllo dei prezzi per scongiurare l’inflazione nel caso di uno stimolo fiscale volto a ridurre la disoccupazione e ad aumentare l’utilizzo della capacità produttiva. Sono stati in particolare a favore delle politiche di reddito (Weintraub, 1971), una tipologia di intervento politico in cui lo Stato stabilisce linee guida per la determinazione dei salari e di altri costi del settore privato.

Nel sostenere queste politiche i Post-Keynesiani danno per assunto che lo Stato abbia bisogno del denaro del settore privato per comprare beni e servizi reali ai prezzi di mercato. Chiaramente non hanno compreso il punto di Mosler, ossia che tale dipendenza va intesa all’inverso. Si consideri il modello di “pieno impiego senza inflazione” di Mosler:

Esiste un’opzione di politica fiscale molto interessante che però non viene presa in considerazione perché potrebbe avere come esito un deficit di bilancio più elevato. Il Governo federale potrebbe offrire un lavoro a chiunque ne faccia richiesta a una paga fissa e lasciar fluttuare il deficit.

Questo per definizione condurrebbe alla piena occupazione. Questa nuova tipologia di lavoro offerto dal settore pubblico potrebbe essere definita “supplementare” e opererebbe come uno stabilizzatore automatico allo stesso modo della attuale disoccupazione. In un’economia in espansione con costi del lavoro crescenti i lavoratori supplementari sceglierebbero di lasciare il posto di lavoro pubblico poiché il settore privato li attirerebbe con paghe più elevate (anzi, il Governo non dovrebbe ostacolare questa transizione né competere con il settore privato aumentando la retribuzione pubblica). Questa riduzione della spesa pubblica è una distorsione fiscale che determina una contrazione dell’economia. Se invece l’economia rallentasse i lavoratori licenziati dal settore privato sarebbero immediatamente assunti come lavoratori pubblici supplementari. Il conseguente aumento di spesa pubblica costituisce una spinta espansionistica. Finché il Governo non decidesse di variare il livello salariale fissato per il lavoro supplementare, sarebbe tale livello a definire il valore della valuta, il prezzo attorno al quale si determinano i prezzi di libero mercato nel settore privato. (Mosler, 1995, p. 17,18)

Mosler prosegue analizzando la differenza tra il concetto di inflazione e quello di allocazione attraverso i prezzi. L’inflazione è diventata un sinonimo di misurazione dell’indice dei prezzi al consumo che Mosler mette in discussione:

L’aumento e la diminuzione dei prezzi possono essere dovuti all’allocazione delle risorse da parte del mercato, non a un problema di inflazione. (Mosler, 1995, p. 19)

Lui pone l’attenzione sull’evento che al margine determina la misura della stabilità [del prezzo] di una valuta.

In un’economia di mercato è sufficiente definire un solo prezzo e lasciare che il mercato determini gli altri. (ibid., p. 18)

Lo Stato varia il prezzo della sua valuta nel momento in cui cambia il prezzo che lui stesso ha scelto esogenamente di pagare; tutto il resto consegue al meccanismo di allocazione attraverso i prezzi. Detto altrimenti, uno Stato può contenere le sue spese riducendo i prezzi che sceglie di pagare anziché limitando la quantità di moneta che spende e lasciare che il deficit fluttui fino al cosiddetto livello fiscale neutro. Questa opzione può essere considerata come la sesta estensione degna di nota all’approccio Post-Keynesiano.

 

Note dell’Autore

1.^ Su questo punto nasce una questione che Mosler ha affrontato in scritti successivi, non avendola trattata in maniera esplicita in Soft Currency Economics. Si consideri lo scenario che segue: poiché un contribuente può pagare le tasse trasferendo alla Federal reserve moneta scritturale creata mediante indebitamento, nel momento in cui l’assegno viene liquidato avviene un drenaggio di riserve che la Fed dovrà bilanciare immettendo altre riserve. Questo significa che se necessario il Governo deve prestare al settore privato i dollari di cui ha bisogno per pagare le tasse.

 

Originale pubblicato nel giugno 1996

Traduzione a cura di Andrea Sorrentino, Supervisione di Maria Consiglia Di Fonzo


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