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Ingegneri, il nostro ruolo ci chiama fuori dall’austerità

Ingegneri, il nostro ruolo ci chiama fuori dall'austerità

Sono tante le azioni, piccole ma potenti, che ognuno di noi può fare per aumentare la consapevolezza del dramma causato dalle politiche dell’Eurozona. È importante far capire che non si tratta di danni astratti, ma che impattano e stravolgono la vita dei singoli, come ora accade alle popolazioni colpite dal terremoto. Stefano Sanna, del gruppo economico di Rete MMT, ha sentito il dovere di scrivere all’Ordine degli Ingegneri, a cui appartiene, per sensibilizzare i colleghi sul ruolo dello Stato nella tutela dei territori. Confidiamo che quello che ha fatto Stefano Sanna possa essere di stimolo; ognuno di noi ha il dovere di richiamare le associazioni, i partiti, gli ordini alla responsabilità di pensare in termini di interesse collettivo.

(la Redazione)


Pregiatissimo Consiglio Nazionale degli Ingegneri,
e Carissimi Colleghi Ingegneri.

Il terremoto del 24 agosto rappresenta il limite oltre il quale gli Ingegneri non possono accettare di spingersi, in un Paese che ancora vuole definirsi civile.

Le istituzioni e i politici chiamano i cittadini all’ennesima gara di solidarietà verso i terremotati, ma non è la solidarietà che può rimediare all’inettitudine e all’incapacità di applicare i dettami costituzionali.

In qualità di Ingegneri, dobbiamo pretendere immediatamente che la classe politica abbia chiaro che l’Italia:

  • è un Paese che necessita dell’intervento dell’uomo e del suo ingegno per essere messo in sicurezza. I terremoti, le alluvioni e le altre calamità sono quasi imprevedibili, ma gestibili;
  • è un Paese in cui milioni di persone, tra cui migliaia di Ingegneri, sono tenute inattive, oppure costrette a prestare la loro opera solo all’estero, a causa di una scelta politica;
  • ha scelto politicamente di avere un elevato tasso di disoccupazione e una conseguente povertà al fine di ottemperare a politiche di rigore dei conti che, sul piano macroeconomico, non hanno alcuna motivazione.

L’Italia, da subito, deve attivare un piano di piena occupazione per permettere a tutti, noi Ingegneri per primi, di liberare le risorse intellettuali e materiali che permettano di mettere in sicurezza il territorio e tutti i suoi edifici.

Questa è la ricchezza reale di cui ha bisogno il Paese, non di sottostare alla presunta disciplina dei mercati o alle superstizioni economiche mainstream.

Chiedo pertanto a Voi, Consiglio del Nazionale degli Ingegneri, un ordine del giorno in cui si pretenda l’impegno, da parte del Governo italiano, a mettere a disposizione tutte le risorse finanziare necessarie alla soluzione dei problemi del nostro territorio, senza essere condizionati da ridicoli quanto drammatici vincoli economici o da anacronistiche superstizioni economiche.

Non è più il tempo di tergiversare. Non è più il tempo di contare morti dovute ad incuria del territorio e degli edifici. Non è più il tempo di farci ingannare da scelte, come il rispetto del vincolo del rapporto deficit/PIL del 3%, che rappresentano quanto di più insensato e dannoso sia stato partorito dai tecnocrati europei.

Pensare oggi che i soldi, creati dalle Banche Centrali, possano finire, è come pensare che un Ingegnere possa finire i numeri con cui eseguire i calcoli di progetto.

L’unico limite che esiste e che sempre è esistito è la disponibilità di risorse reali, quali Ingegneri, tecnici, operai, mattoni, ferro, cemento. Ma oggi non abbiano un problema di mancanza di risorse reali, anzi; bensì un problema artificioso di carenza di risorse finanziarie, questo solo perché si è scelto che uno Stato debba reperire le risorse finanziare dai mercati. Questa è la differenza tra noi e il Giappone, in cui lo Stato garantisce le spese necessarie alla prevenzione delle calamità.

Continuare a limitare la spesa dello Stato per il rispetto di un limite inconsistente, oggi, significa essere completamente stupidi, oppure responsabili di queste stragi; significa idolatrare un libro contabile piuttosto che salvare vite umane.

Il valore etico e sociale del ruolo dell’Ingegnere, oggi, passa per questa strada. Non intraprenderla significa venir meno alla nostra responsabilità e alla nostra identità.

Stefano Sanna
Ordine degli Ingegneri della Provincia di Cagliari


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