Il servizio non è redditizio, dunque si taglia
Ci stiamo abituando a questa logica e non è una novità leggere sui giornali di tratte ferroviarie secondarie sospese o abolite perché costose e poco trafficate. A questa regola non ha fatto eccezione nemmeno la linea ferrovia Aosta – Pré-Saint-Didier, dove dal 24 dicembre 2015 è stato sospeso il servizio ferroviario.
I cittadini protestano perché, oltre a perdere un servizio di trasporto pubblico fondamentale, temono il peggioramento dell’inquinamento dovuto all’aumento del traffico su strada. Stato e Regione Autonoma della Valle d’Aosta sono vittime dell’ossessione europea del mercato e dei tagli. Così, visto che i passeggeri diminuiscono e i costi di esercizio e di manutenzione aumentano, preferiscono dismettere la linea e trovare soluzioni più economiche indipendentemente dal valore pubblico del servizio e anche dal valore che la tratta rappresenta per l’economia della valle.
È così dappertutto? Di questi giorni la notizia dal Giappone di una stazione ferroviaria mantenuta aperta e funzionante da tre anni perché c’è una sola passeggera (ripeto UNA) che la utilizza ogni giorno. Una stazione tenuta aperta solo per la signora Kana.
Lo Stato del Giappone offre un servizio ad una sola cittadina e lo può fare anche perché non deve chiedere i soldi per pagarlo a nessuno. Deve solo digitarli sul computer della contabilità nazionale. Invece l’Italia, in base a quanto stabilito con i Trattati europei, per far quadrare i propri conti deve ridurre le spese tagliando i servizi. A questo si aggiunge un principio liberista alla base dell’Eurozona: devono essere garantiti i servizi in cui il gestore può guadagnarci e non quelli in cui è la collettività a guadagnarci.
La signora Kana continua la solita vita, i cittadini della valle D’Aosta fanno invece un passo indietro in termini di civiltà.