La presidente della Commissione Ursula von der Leyen lo ha presentato come strumento forte in una situazione di emergenza:
Con un nuovo strumento di solidarietà, mobiliteremo 100 miliardi per mantenere le persone nei loro posti di lavoro e sostenere le imprese. Stiamo unendo le forze con gli Stati membri per salvare vite umane e proteggere i mezzi di sussistenza. Questa è solidarietà europea.
Si tratta del SURE, Support to mitigate Unemployment Risks in Emergency, un fondo che ha l’obiettivo di finanziare misure come la cassa integrazione.
Ha anche aggiunto: “è la più ampia risposta finanziaria ad una crisi europea mai data nella storia”.
Ma il problema è che l’Unione europea non ha mai dato risposte finanziarie alle crisi (semmai risposte in grado di peggiorarle) perché si regge su un’architettura creata per impedire di dare risposte finanziarie alle crisi. Anche il SURE rientra in questo contesto.
I 100 miliardi annunciati (che in realtà sono sino a un tetto di 100 miliardi) altro non sono che lo 0,7% del PIL europeo. Se andassero ai soli Paesi del sud si tradurrebbero nel 2,5% del loro PIL combinato. Non solo. I 100 miliardi sono in realtà un prestito agli Stati e ogni Stato richiedente dovrà dare garanzie irrevocabili alla Commissione europea, la quale solo allora lo concederà.
Per 100 miliardi da distribuire tra i Paesi richiedenti sono necessari 25 miliardi di garanzie.
Sono pochi, sono prestiti, sono dietro garanzie, sono tardivi rispetto all’urgenza.
La più ampia risposta finanziaria ad una crisi europea mai data nella storia la può garantire solo uno Stato monopolista della propria valuta.