L'Editoriale

Due parole sulla Cina

Dollari e Yuan

Non abbiamo fatto in tempo a pubblicare un articolo sul possibile apprezzamento dell’euro che già arrivano altri segnali nella stessa direzione. La Cina svaluta lo yuan di quasi il 5% in tre giorni e tutti in Europa si preoccupano per le sorti delle proprie esportazioni, che sono l’ultima cannuccia di un sommozzatore, l’eurozona, a cui si è inceppata la bombola in mare aperto (sfortunata calamità altrimenti detta “pareggio di bilancio”). Soffermiamoci su ciò che sta accadendo in Cina, e sulle implicazioni che questo comporta.

graf4settCiò che abbiamo è il primo esportatore e secondo importatore a livello mondiale che negli ultimi anni ha visto una netta inversione di tendenza per quanto riguarda la consistenza delle proprie esportazioni nette, dovuta in parte alla crisi globale di domanda e in parte all’apprezzamento dello yuan, cosa che ha avuto un deciso contraccolpo sul PIL del paese, come osservabile in figura.

Per rispondere al rallentamento di un’economia votata all’export, le autorità cinesi hanno deciso di abbassare il tasso di cambio dello yuan, cosa che rende più costosi i beni esteri per i cinesi e meno costosi i beni cinesi all’estero. Il tutto per cercare di riportare al vigore di un tempo la crescita del reddito nazionale.

Ciò che la Cina sta facendo è un autorevole esempio di cosa non fare in caso di rallentamento dell’economia. Ricordate il motivo per cui ci si scambia beni e servizi? Il consumo degli stessi! Ora, se si vuole garantire un soddisfacente standard di vita alla propria popolazione – a questo dovrebbe tendere un governo responsabile – la prima cosa da fare sarebbe tutelare i consumi interni con politiche volte al raggiungimento della piena occupazione con stabilità dei prezzi. L’ultima cosa da fare è accumulare esportazioni nette, dato che queste sono fatica, tempo e risorse impiegate nella produzione di un bene nel mercato interno, poi venduto e consumato all’estero da altri. Produrre beni e poi mandarli via, per il gusto di vedere salire i profitti delle compagnie esportatrici, non è una scelta politica indirizzata al perseguimento dell’interesse pubblico.

È urgente inoltre chiarire quali siano le implicazioni reali di una svalutazione monetaria, magari servendosi di un esempio. Svalutare significa far peggiorare i termini reali di scambio con il settore estero, inevitabilmente. Se prima della svalutazione un’automobile cinese fosse costata 6000 yuan, e il cambio con il dollaro fosse stato 6:1, allora un americano aveva bisogno di 1000 dollari per acquistare l’automobile. Mille dollari potrebbe essere il prezzo di un buon computer prodotto in USA, quindi possiamo dire che un buon computer americano si sarebbe potuto scambiare con un’automobile cinese a quel tasso di cambio. Se la Cina, svalutando, portasse poi il cambio yuan/dollaro a 7:1, ciò significherebbe che con 1000 dollari si potrebbero acquistare 7000 yuan, e quindi lo stesso buon computer americano potrebbe essere scambiato con l’automobile (6000 yuan) più un servizio di pentole (1000 yuan). Per la Cina nel suo complesso, questa è una perdita! L’unico a guadagnarci sarebbe l’esportatore di automobili e servizi di pentole, che probabilmente aumenterebbe le vendite.

Le esportazioni sono un costo reale per il settore privato nazionale; le importazioni sono un beneficio reale poiché parte del consumo. L’unico motivo per cui un Paese dovrebbe voler esportare i propri beni è l’accumulazione di valuta straniera al fine di importare una quantità di beni esteri di uguale valore monetario. Esportare e poi non importare un valore equivalente (cioè accumulare esportazioni nette) è un costo non bilanciato dai benefici che esso potrebbe potenzialmente garantire. In quest’ottica la svalutazione, come evidenziato nell’esempio sopra, non fa altro che diminuire i beni importabili a parità di beni esportati, quindi diminuire i benefici reali a parità di costi reali.


Crediamo nella libera circolazione del sapere. Ogni nostro progetto è fruibile gratuitamente e realizzato in forma volontaria dagli attivisti di Rete MMT Italia. Se ti è piaciuto, premiaci con una libera donazione.

Commenta