1998: Il giovane Carlo è convinto che il rispetto del rigore di Maastricht fosse obbligatorio per imboccare la strada giusta dell’innovazione della competitività e dello sviluppo, capaci di creare un circolo virtuoso per la nostra economia. Il raggiungimento dei parametri di Maastricht era la conferma che l’Italia poteva far parte dell’Europa. Un unico rischio: la possibile deflazione.
2012: Il non più giovane Carlo è convinto sulla grande chance europea
Il nostro destino dipende dall’Europa e dalla Spagna, in particolare. Se escono loro dall’Euro, noi rischiamo di seguirli. Ed allora da questa crisi usciremo più poveri… L’Italia sta perdendo il treno verso il futuro. Tutta colpa di 50 anni di politiche dissennate. Oggi siamo qui grazie all’intuizione del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: fuori Berlusconi (che ha in ogni caso negoziato al meglio la sua uscita di scena) e dentro un governo tecnico.
2013: Dopo 15 anni tira le somme sull’economia italiana si rende conto che
La situazione attuale non è di incertezza, bensì di certezza: il futuro sarà sicuramente peggiore del presente
2014: Afferma che l’Italia si è ridotta a zavorra dell’economia mondiale e constata che
Il Paese si deindustrializza rapidamente. L’economia si sta fermando.
6 marzo 2016: Editoriale pubblicato dal Sole 24 Ore. De Benedetti riflette sui drammatici dati della deflazione in Europa, ormai consolidata. L’ormai maturo Carlo scopre l’inutilità delle politiche di Mario Draghi e consiglia una politica fiscale di coraggioso taglio di imposte e contributi, che preveda di sforare
Quello stupido parametro del 3 percento.
Di fronte alla realtà dei fatti oggi in pochi hanno ancora il coraggio (o la sfrontatezza) di difendere i parametri di Maastricht. Sapevano già da prima i rischi che avremmo corso? Certo. E anche Carlo de Benedetti corre ai ripari, passando dalla stupidità del suo giudizio positivo su Maastricht del 1998 al giudizio attuale di stupidità sullo stesso Maastricht.