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D’Istruzione pubblica: quando distruggere la scuola è distruggere la democrazia

D'Istruzione pubblica: quando distruggere la scuola è distruggere la democrazia

Rete MMT è sempre al fianco di chi spiega le conseguenze delle politiche di austerità a danno della collettività.

Per questo sosterremo il nuovo progetto dei registi Federico Greco e Mirko Melchiorre.

D’Istruzione pubblica è il terzo capitolo della trilogia sul neoliberismo, dopo PIIGS (sulle tragiche conseguenze dell’austerità nel welfare) e C’era una volta in Italia – Giacarta sta arrivando (sulla desertificazione della sanità pubblica.

Il film vuole denunciare il graduale e letale processo di smantellamento dell’istruzione pubblica, pilastro di una società civile e democratica.

Per portare a termine il film servono finanziamenti. Dai un contributo anche tu, come noi, sulla pagina dedicata.

Abbiamo chiesto a Federico Greco e Mirko Melchiorre di illustrarci il progetto.


Redazione: Anche in questo film si parlerà delle politiche di austerità, strumento con cui il neoliberismo smantella la democrazia?

« Sì, soprattutto attraverso l’intervista a Clara E. Mattei, giovane economista italiana, Professore Ordinario di Economia e Direttore del Nuovo Centro di Economia Eterodossa in Oklahoma. Nel suo libro “L’economia è politica” afferma che “i rigidi dogmi macroeconomici che abbiamo consapevolmente accettato come leggi di natura immutabili sono in realtà frutto di mere decisioni politiche e quindi modificabili.”

Andando più a fondo nell’analisi, Mattei si spinge a dire che l’austerità, dogma cardine del neoliberismo, cioè del capitalismo finanziarizzato e deregolamentato, è lo strumento principale per tenere in piedi il paradigma capitalista, ma soprattutto è lo strumento efficacissimo per il ricatto salariale e per l’inserimento dei privati nelle istituzioni pubbliche. Non fa eccezione la scuola, la cui aziendalizzazione è stata agevolata dalla legge Bassanini-Berlinguer del 1997-1999. Ovviamente una riforma della sinistra neoliberista contemporanea. È sempre stata la sinistra infatti, soprattutto a partire dagli anni ’70, a costruire grandi autostrade reazionarie dove poi la destra ha avuto agio di correre. Vale per il lavoro, vale per la sanità, vale per la scuola. »

R: Avete coinvolto nel film docenti, filosofi e protagonisti del mondo della cultura. Quali sono i temi che affronterete con loro?

« Tra i testimoni del film c’è per esempio anche Miguel Benasayag, filosofo e psicanalista da noi molto amato. Benasayag ha combattuto nelle brigate guevariste negli anni ’90 in Argentina, trasferendosi successivamente in Francia. Grazie a lui riusciamo ad affrontare per esempio il discorso delle conoscenze trasformate in competenze: la scuola non sta semplicemente insegnando cose nuove – volte alla mera formazione di un consumatore e lavoratore schiavizzato – allo stesso essere umano di sempre. Sta creando un essere umano nuovo.

Ovviamente approfondiremo anche alcuni dei temi più scivolosi e attuali, tra cui il famigerato PNRR, la fine dell’insegnamento delle discipline, l’attacco alla cultura classica e alla Storia, i danni economici e psicologici (sui nostri figli) della digitalizzazione… Ma il nostro compito di filmmaker è quello di fare una sintesi efficace ed emozionante per spiegare che la scuola pubblica è rimasta l’ultimo luogo di resistenza, l’ultima trincea appunto, contro l’atomizzazione del neoliberismo. È rimasta l’ultimo luogo di vera aggregazione collettiva e deve tornare a generare conflitto invece che omologazione. Il conflitto è il concime della democrazia e del sapere. Senza conflitto c’è totalitarismo e ignoranza. Che è esattamente il futuro che si sta preparando per i popoli occidentali. »

R: Perché è fondamentale un film sulla scuola oggi?

« Perché mai come oggi la scuola è sotto attacco, non tramite un’unica controriforma di governo ma tramite piccoli passi quasi impercettibili ma letali. Mai come oggi è vero quello che diceva Salvemini, un grande socialista dell’inizio del secolo scorso: “Allo Stato non importa della scuola. Perché la scuola rischia di fare le persone. E questo non conviene.”

Sulla scuola pubblica si crea dibattito sempre e solo quando viene attaccata dalle controriforme (L. Berlinguer, Moratti, Gelmini, Renzi). Si scende in piazza solo quando la scuola è sotto attacco, quindi sempre in una condizione di difesa della trincea. In difesa e quindi indifesi. Bisognerebbe che la società civile invece si rendesse conto dell’importanza di questa istituzione e chiedesse a gran voce cambiamenti sempre. Senza aspettare che siano loro a sparare il primo colpo. »

R: A che punto è il progetto?

« Abbiamo realizzato una buona parte delle riprese ma manca ancora qualche mese e una significativa parte del budget per chiudere il film. »

R: Cosa può fare ognuno di noi per supportare il film?

« La realizzazione del film è strettamente collegata alla lotta per una scuola pubblica migliore. Aiutare il film significa aiutare l’accensione di quella ribellione di cui parlavamo. E viceversa. Noi vorremmo che di film come i nostri ce ne fossero decine ogni anno e invece siamo – quasi – drammaticamente soli. Perciò sostenere D’Istruzione pubblica significa anche gridare al mondo che c’è bisogno di una contronarrazione, che gli intellettuali contemporanei non fanno più.

Per aiutare il film a esistere, e quindi aiutarci a completare la trilogia sul neoliberismo, questo è il link. È importante offrire un contributo economico, certo, ma anche far girare la notizia che questo film è in lavorazione. Così facendo, quando sarà pronto avrà già un suo pubblico. Lo si è visto molte volte: perché un film vada il più possibile nelle sale non è fondamentale avere una grande e ricca distribuzione, è fondamentale il passaparola degli spettatori. Che in questo caso sono adesso e saranno poi anche cittadini militanti. »


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