Il capitale privato non necessariamente occupa i lavoratori nelle attività orientate all’interesse pubblico, generalmente cerca di occuparli in attività che generano profitto.
Se le infrastrutture pubbliche fossero investimenti dal risultato profittevole sul breve termine, avremmo la fila di multinazionali pronte a chiedere l’autorizzazione per realizzare strade, ferrovie, linee elettriche e telefoniche da concedere alla collettività in uso gratuito, salvi i costi di manutenzione. Ma, come è noto, il capitale privato mira ad entrare nelle gestione delle infrastrutture solo dopo che sono state realizzate dallo Stato.
Pertanto, quando la creazione di occupazione è demandata esclusivamente alle scelte di investimento del capitale privato, è normale che molte attività utili alla collettività non vengano poste in essere e che, contestualmente, si venga a creare un esercito di riserva di disoccupati, esercito che in Eurozona oscilla tra i quindici e venti milioni di persone.
I mercati hanno creato i fast-food, i derivati sui cereali e sul riso, mentre gli Stati hanno creato acquedotti, sistemi sanitari nazionali, satelliti artificiali, e tutto questo è stato creato con il lavoro. Questo non va mai dimenticato, così come il fatto che nella Costituzione Italiana il lavoro è un diritto, pertanto lo Stato dovrebbe garantire ad ogni cittadino la possibilità di lavorare.
Per gli animali sociali qual è l’uomo, il lavoro è, prima di tutto, un obbligo naturale dell’individuo verso la collettività in cui è inserito. Lo sviluppo tecnologico e le capacità aggregate delle società evolute consentono oggi di minimizzare gli aspetti più dannosi del lavoro, ma l’individuo che si trovi a poter godere di queste potenzialità senza però lavorare e contribuire a vita e progresso della società è, nei fatti, tagliato fuori dal tessuto sociale. Questo è l’effetto della disoccupazione. Un sistema che, in nome del profitto, crea milioni di disoccupati, mina e lacera l’equilibrio sociale prima ancora che economico, e concretizza un “habitat” profondamente innaturale che ha conseguenze disastrose sulla vita delle persone.
In quest’ottica, uno degli interventi che lo Stato può e deve attuare è un Piano di Lavoro Garantito, ovvero l’offerta da parte dello Stato di un’occupazione retribuita a tutti coloro che siano in condizioni di lavorare e disponibili a farlo.
Questo intervento ristabilisce il ruolo dello Stato come garante della piena occupazione e consolida il tessuto sociale, contribuendo a ridurre fenomeni fortemente correlati con disoccupazione ed esclusione sociale, quali ludopatie, violenze domestiche e microcriminalità.