Alla radio stamattina tra una canzone e l’altra i due deejay dicono
Finalmente si è avuto il coraggio di tagliare la spesa pubblica iniziando dalla sanità.
Finalmente? Coraggio? Tagliare? La sanità?
I giornali plaudono all’iniziativa di Yoram Gutgeld di procedere ai tagli alla sanità per un totale di 10 miliardi. Il deputato del PD tiene a precisare
che l’idea è di offrire servizi di migliore qualità non macelleria sociale
ma in genere i servizi migliori si fanno con gli investimenti e la macelleria sociale con i tagli.
Ma la propaganda invece deve far passare come giuste le scelte economiche che altro non sono che altra austerità. Non può dire apertamente
taglieremo i servizi essenziali per rispettare un parametro di rigore dei conti pubblici del tutto teorico e infondato, al quale voi avete finito per credere e che ci consente di indebolire la sanità pubblica per far spazio ai privati
non può farlo perché (forse) si ribellerebbero le professioni della sanità pubblica, le associazioni dei consumatori, i semplici cittadini. Funziona di più far credere che la sanità per tutti costa e che costare sia sinonimo di inefficienza e spreco.
La propaganda pro austerità parla di coraggio dell’impopolarità di Gutgeld ma se per un attimo riuscissimo a vedere le cose dal punto di vista dei tanti, della collettività, dell’interesse pubblico, dovremmo parlare della scelta del governo Renzi come l’impopolarità del coraggio: è impopolare, cioè a svantaggio del popolo, quel “coraggio” di indebolire ancora di più la sanità. Meno sanità non è mai un vantaggio per chi può contare solo sulla sanità pubblica, lo è ancora meno in una crisi come questa dove quella fascia è destinata ad aumentare. Ma l’Eurozona è una costruzione economica e sociale incompatibile con la sanità pubblica.
Ma se abbassi la spesa puoi abbassare le tasse è l’arma con cui i nuovi liberisti conquistano i cuori di molti. La tua sola arma contro il liberismo è la conoscenza; è possibile abbassare le tasse anche senza abbassare la spesa pubblica. Anzi, di più, è possibile abbassare le tasse anche aumentando la spesa pubblica ma a due sole condizioni: lo Stato deve essere emettitore monopolista della moneta e non si deve vincolare ad astratti parametri di rigore dei conti. Uno Stato dotato di sovranità monetaria e orientato all’interesse pubblico può risolvere lo spreco più grande: avere medici, ricercatori, infermieri inattivi o sotto utilizzati a fronte di un bisogno tangibile di cura e prevenzione.