Il 13 maggio scorso l’Osservatorio dei Conti Pubblici Italiani ha presentato uno studio dal titolo “Come sono stati ridotti i debiti pubblici nei paesi avanzati: l’esperienza dal dopoguerra a oggi“, realizzato dagli economisti Sofia Bernardini, Giampaolo Galli e Carlo Valdes, coordinati da Carlo Cottarelli.
I giornali hanno sintetizzato lo studio con l’affermazione di Cottarelli « Non si può far crescere l’economia spendendo soldi pubblici ». L’aspetto che deve far riflettere di questa affermazione non riguarda solo il contenuto della frase, ma il modo con cui viene dimostrata. L’ideologia liberista si fonda sul principio, religioso più che scientifico, che la spesa in deficit sia una colpa dello Stato che ricade sulle generazioni successive. I dati, per gli economisti liberisti, devono servire a giustificare il principio.
Ma le regole della contabilità nazionale ci ricordano tutt’altro: il debito pubblico corrisponde alla ricchezza finanziaria netta del settore privato, per cui quanto maggiore sarà la propensione al risparmio dei cittadini, tanto maggiore dovrà essere la capacità di uno Stato di spendere in deficit. Questo per evitare che la maggior propensione al risparmio riduca la spesa aggregata (ovvero la produzione acquistata), causando un aumento della disoccupazione.
Deve far riflettere la tenacia con cui Cottarelli tenta di dimostrare la veridicità delle proprie affermazioni (e del mainstream in generale) ricorrendo a complicate elaborazioni dei dati che hanno il solo scopo di giustificare la correttezza dell’affermazione.
Non è una novità. Nel 2010 il duo Reinhart-Rogoff pubblicò il paper “Growth in a Time of Debt“ per dimostrare che il debito pubblico rallenta la crescita. Per far quadrare i conti e dimostrare la propria teoria, sbagliarono i calcoli e “dimenticarono” di inserire alcuni Stati quali Australia, Austria, Belgio, Canada e Danimarca, i cui dati andavano in una direzione opposta.
Cottarelli probabilmente aspira ad essere il Rogoff italiano, e per dimostrare la bontà della propria teoria di partenza indirizza volutamente i propri calcoli in modo tale da confermare le proprie ipotesi.
Cosa intende dimostrare Cottarelli? Che un Paese che realizza avanzi primari riduce il debito e consente all’economia di crescere.
I Paesi da lui presi in esame sono 21, valutati in periodi differenti, con valori di parametri diversi riferiti a Stati diversi, rappresentati in tre tabelle.
La prima tabella, INFLAZIONE, prende in esame 6 Stati valutati in un periodo compreso tra il secondo dopoguerra e il 2000, in archi temporali che hanno una durata dai 2 ai 16 anni. In questo contesto, Cottarelli intende dimostrare come il debito pubblico sia diminuito IN PERCENTUALE.
Ma se prendiamo gli stessi dati e riportiamo il debito pubblico in valori assoluti, riscontriamo che il debito pubblico è aumentato in tutti i Paesi, coerentemente con il fatto che Paesi come per esempio l’Italia e la Francia avessero una spesa in deficit circa del 7%, con un PIL reale in crescita che permetteva di ridurre il rapporto debito/PIL.
Nella seconda tabella, INFLAZIONE MODERATA, sono presenti i dati relativi a 10 Stati valutati nel dopoguerra per un periodo che, da un caso all’altro, varia da 5 a 35 anni. Cottarelli intende dimostrare una riduzione media IN PERCENTUALE del debito pari a -94%!
Ma, anche in questo caso, se si misura il debito pubblico in valori assoluti si riscontra che lo stesso debito per 7 Stati su 10 è cresciuto, mentre si è ridotto per Canada, Belgio e Norvegia, che nella tabella sono gli Stati i cui valori sono osservati per un periodo più breve.
Analizzare riduzioni percentuali dei debiti pubblici lungo periodi temporali diversi e completamente disomogenei tra loro, e da queste calcolare la media delle percentuali della riduzione, è un ragionamento privo di senso per l’economia reale e di una qualunque logica intellettuale. L’unico senso dell’operazione di “cherry picking” (scelgo solo i dati che confermano la mia teoria) è arrivare ad elaborare un numero che artificiosamente giustifica le teorie liberiste.
Nella terza tabella sono contenuti i dati di 11 Stati, con riferimento ad un periodo più ristretto che va dal 1990 al 2009, ovvero un periodo storico in cui le politiche economiche di taglio liberista hanno soppiantato completamente le politiche keynesiane.
Sono gli anni in cui i Governi si adoperavano per implementare politiche economica finalizzate ad avere bilanci in avanzo primario e a ridurre il debito pubblico.
L’analisi di Cottarelli si ferma al 2009, in modo tale da non dover prendere in esame il periodo immediatamente successivo, quello degli esiti di quelle politiche sciagurate.
In quegli anni, negli Stati considerati esisteva un’economia in crescita con crescente indebitamento privato per compensare la riduzione dei deficit statali. Tale aumento dell’indebitamento del settore privato in quegli anni alimentava la speculazione finanziaria. L’epilogo lo conosciamo tutti: a partire dal fallimento Lehman Brothers nel 2008, l’economia mondiale sprofonda nella più grave crisi del dopoguerra e i PIL crollano in tutto il mondo occidentale.
Cottarelli nella sua analisi si ferma al 2007 e trascura i due punti principali:
- la crisi economica devastante prodotta dalle diffuse politiche di riduzione del deficit pubblico di quel decennio;
- la soluzione adottata da diversi Stati per far fronte alla crisi negli anni successivi al 2008: l’aumento del deficit pubblico.
Il documento dei fantastici quattro si conclude con l’enunciazione che l’unica strategia valida per far crescere l’economia è avere lunghi periodi di avanzi primari di bilancio: lo Stato che distrugge più moneta di quanta ne spende.
Ma i dati del documento dimostrano esattamente il contrario, e soprattutto sono raccolti, costruiti e presentati in modo tale da nascondere il fatto che l’avanzo primario di bilancio significa in realtà impoverire progressivamente il settore privato distruggendo il suo risparmio finanziario netto accumulato (contabilmente, l’esatta contropartita del debito pubblico) e spingere il sistema economico verso un insostenibile incremento dell’indebitamento privato, con gli esiti della crisi finanziaria 2008.
Pertanto fa tristemente sorridere l’affermazione di Samuelson (1940) fatta propria da Cottarelli nello studio presentato per cui
se lo Stato spende un dollaro può tassare al massimo per un dollaro!
Un’affermazione che in realtà va in contrasto con le conclusioni dello stesso Cottarelli. Avere uno Stato che aumenta le tasse e diminuisce la spesa pubblica per avere avanzi primari di bilancio equivale ad avere uno Stato che distrugge più soldi tramite le tasse di quanto ne crei tramite la spesa.
Forse neanche Rogoff sarebbe riuscito in un ragionamento così assurdo…