L'Editoriale

Il debito pubblico e il futuro dei nostri figli

Gli economisti che affollano la televisione, radio e giornali, quando parlano di debito pubblico ci ricordano che “non possiamo lasciare questo pesante fardello alle nuove generazioni”, perché il nostro debito pubblico di oggi ridurrà il loro benessere futuro.

Non è così sempre. Infatti il debito ha una valenza differente in base al sistema monetario dello Stato che lo detiene. Quello dell’Italia è “un vero debito” perché contratto con delle banche private a cui l’Italia deve chiedere in prestito tutta la moneta necessaria per far funzionare lo Stato. Come abbiamo già spiegato, l’Italia dovrà restituireil prestito caricato dei tassi da usura misurarti dallo Spread.

Se invece parliamo di stati come il Giappone, la Turchia o gli Stati Uniti il debito è solo una nota contabile perché è contratto nella LORO moneta che emettono con la LORO Banca Centrale e Ministero del Tesoro. Gli Stati sono monopolisti della loro moneta, cioè gli unici emettitori di quella moneta, e quindi possono pagare SEMPRE chiunque chieda loro la restituzione del debito.

Ma un debito elevato oggi può avere implicazioni negative domani per i nostri figli?

Supponiamo che oggi gli Stati Uniti decidano di comprare 100 autobus da utilizzare come scuolabus.

Mettiamo che il venditore sia una fabbrica cinese che avrà un conto corrente presso una banca cinese.

Il venditore attraverso la sua banca cinese riceverà il pagamento degli autobus in valuta cinese, trasferiti alla sua banca dalla Banca Centrale Cinese, che ora si ritroverà nel suo conto corrente presso la FED americana un credito pari a 1.000.000 dollari se gli autobus sono costati 10.000 dollari l’uno.

Il venditore ha nel suo conto cinese un accredito (+1.000.000) che corrisponde al passivo nella FED (-1.000.000). Il debito degli USA è stato saldato nel momento dell’acquisto: il venditore cinese ha accettato 1.000.000 di pezzi di carta in cambio di 100 autobus. NULLA è rimasto in SOSPESO.

Pertanto negli anni successivi gli alunni statunitensi che hanno usato lo scuolabus non devono proprio nulla ai figli cinesi del venditore degli autobus, perché tutto è già stato saldato al momento dell’acquisto.

Questo è proprio il senso della falsa minaccia che ogni giorno ci viene ripetuta. Una minaccia evidentemente ridicola.

Ed allora nel futuro le uniche cose che potranno succedere sono:

  • Se gli USA vorranno comprare altri autobus e se ci sarà una fabbrica cinese disposta a venderli ci sarà un nuovo acquisto di autobus.
  • Se la Cina vorrà acquistare beni dagli Stati Uniti per 1.000.000 di dollari potrà farlo spendendo i dollari del suo conto corrente alla FED.
  • Se la Cina lo vorrà (come in realtà succede) potrà acquistare 1.000.000 di dollari di titoli di stato americani per avere dopo un anno sul suo conto il 1.000.000 di dollari più gli interessi.

Insomma negli Stati con moneta sovrana come gli USA le generazioni future non dovranno pagare per il debito pubblico attuale, tanto meno i figli degli alunni che hanno usufruito degli autobus dovranno comprare 100 autobus e rispedirle indietro nel tempo!

Invece i figli di uno Stato senza sovranità monetaria (come i nostri) hanno sulle spalle un vero debito pubblico, cioè devono trovare i soldi per restituire alle banche la moneta prestata allo Stato per la spesa pubblica.

Ma il vero danno che noi creiamo per le generazioni future è quello che viene definito come “scarto produttivo”: la differenza tra quello che potremmo produrre in regime di piena occupazione e quello che stiamo producendo.

Da parte di uno Stato decidere di spendere meno significa operare al di sotto delle proprie potenzialità ovvero in quel momento sta privando i nostri figli dei beni e servizi REALI che potremo produrre oggi per loro. Sta rinunciando ad una maggiore e migliore istruzione scolastica e dunque li priva di migliori conoscenze, rinuncia alla ricerca sulle nuove tecnologie mediche, energetiche e ambientali.

Questo è il vero danno per il futuro dei nostri figli.

Anche i paesi con sovranità monetaria hanno il “timore” di un debito pubblico elevato: non capiscono che così limitano la loro politica economica, sociale, sanitaria, ecc. Si impongono un limite che non ha senso e che avvantaggia alcuni cittadini a discapito di altri.

Se ancora vogliamo dare peso a parole quale democrazia, sovranità parlamentare ed economica allora il primo passaggio è riconquistare la sovranità monetaria. Il secondo passaggio (questo è il limite della politica) è avere una classe politica non sottoposta al falso mito del debito pubblico e che VOGLIA sviluppare tutte le risorse necessari al nostro FUTURO.


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