Il Servizio

Come uscire dall'”Economia della Disperazione”

Lunedì 10 l’Università di Bergamo ospita il convegno “È possibile la ripresa del terziario in Italia? Analisi e proposte della Modern Money Theory“, organizzato dalla stessa Università, Rete MMT, ASCOM – Confcommercio e Federazione Moda Italia. Nell’occasione, Federazione Moda Italia ha tenuto il proprio Consiglio nazionale presso l’Università.

Accanto al Prof. Lucarelli, l’incontro è stato introdotto anche dal saluto del Prof. Morzenti Pellegrini (Prorettore dell’Università), del Presidente di ASCOM BG Malvestiti e del Presidente di Federazione Moda Italia e Vice-presidente nazionale di Confcommercio Renato Borghi.

L’intento condiviso è

conoscere i principi della Modern Money Theory per trovare la strada dell’auspicata ripresa economica

per capire i sistemi monetari, i rischi derivanti dalle politiche di austerità e le misure per il possibile rilancio del terziario.

Il presidente Borghi prosegue offrendo una fotografia della condizione socio-economica citando dati sulla disoccupazione, sull’abbandono di studi e scoraggiamento nella ricerca di lavoro, sulla visione pessimistica della popolazione riguardo il futuro; conclude con una verità ormai indiscutibile:

la politica di rigore europeista conduce all’asfissia.

L’intervento del Prof. Lucarelli è centrato su quelle che sono state le caratteristiche costitutive del “made in Italy“, che comprendevano come punto fondamentale e qualificante la valorizzazione del contributo del lavoratore alla produzione. Non è stato, storicamente, un modello produttivo basato sulla deflazione salariale senza limiti verso cui conduce il sistema produttivo attuale, che è descritto come in corso di “mezzogiornificazione”; un sistema, in altre parole, in cui la corsa verso l’export distrugge degli equilibri salariali sani e di conseguenza distrugge la domanda interna di beni e servizi. Nel cedere la parola a Warren Mosler, il Prof. Lucarelli ricorda come oggi più che mai il compito principale degli economisti, sia indicare ciò che in concreto il governo deve fare, e ciò che non deve fare.
Warren Mosler esordisce così:

Non è colpa vostra. Ciò che è successo è un problema imposto dall’esterno: la crisi deve essere risolta dall’esterno.

Approfondisce il tema del funzionamento del sistema capitalistico: l’economia si fonda sulla spesa, ed un aumento delle tasse porta solo ad una riduzione della spesa complessiva. L’obiettivo del sistema economico è il consumo, beni e servizi sono prodotti per essere venduti e consumati; non ha senso lavorare per produrre cose che nessuno userà mai. In un’economia sana la gente ha soldi da spendere, i salari sono buoni perché le aziende vendono i loro prodotti al prezzo giusto. All’opposto troviamo l’economia della disperazione di oggi, che è descritta facendo uso del paradosso del risparmio: se tutti smettono di spendere e tutti risparmiano il proprio reddito disponibile, le aziende non vendono più niente, quindi non è necessario avere manodopera, tutti vengono licenziati e le aziende chiudono, e il risultato finale è un’economia che si riduce a zero, in cui nessuno può risparmiare perché più nessuno ha un reddito.

Parla della competizione che si viene a creare tra risparmiatori e coloro che prendono soldi in prestito: quando “i risparmiatori sono in vantaggio” non c’è spesa sufficiente ad acquistare tutti i beni prodotti, e l’evidenza è la disoccupazione, quando “vince” chi prende i soldi in prestito, si ha un’inflazione da eccesso di spesa.

Il settore privato non può fare nulla per invertire la tendenza. Soluzioni come abbassare i prezzi o le “riforme strutturali” non servono a risolvere il problema della disoccupazione. Solo il Governo può agire efficacemente: con una diminuzione delle tasse o un aumento della spesa pubblica può far pareggiare la competizione, e rimpiazzare con la propria spesa in deficit la “domanda mancante” da parte del settore privato.

Questo perché

quando il Governo spende possono succedere due cose: i soldi vengono utilizzati per pagare le tasse o diventano risparmio privato. Lo Stato deve fare in modo di tenere in pareggio la gara, è una scelta politica. Quando l’economia va male è perchè stanno vincendo i risparmiatori, e l’Italia è un paese a risparmio elevato.

Successivamente tratta l’argomento della BCE e del suo funzionamento. La Banca Centrale Europea è la fonte dell’euro (ogni euro è un accredito contabile) per questo non può “restare senza euro”, essa può finanziare gli Stati membri al proprio tasso d’interesse senza alcun limite.

È la politica restrittiva dell’Unione Europea che causa problemi, non il sistema monetario in sé. Durante la crisi dei debiti sovrani la BCE dichiarò che avrebbe fatto “tutto il necessario” per evitare il default degli stati membri e così risolse la crisi finanziaria, ma questa promessa non ha risolto i problemi dell’economia reale: i nuovi tagli alla spesa e le nuove tasse hanno ridotto ulteriormente la domanda aggregata e incrementato la disoccupazione e così l’economia non può migliorare.

Chiarisce perché c’è l’austerity:

Tutto ci riporta al trattato di Maastricht, i mercati non permettono che ci sia deficit, questo non è naturale, ma è stato istituito perché ci sia austerità e la conseguenza è un disastro economico e sociale.

La soluzione è solo una scelta politica: eliminare le restrizioni alla spesa in deficit, ottenendo una combinazione di minore tassazione e maggiore spesa pubblica permetterebbe di andare nella direzione giusta, ripristinare i livelli di domanda e spesa adeguata per il consumo della produzione altrimenti invenduta e il raggiungimento della piena occupazione!
Questa soluzione non avviene per il peggior motivo possibile: l’Europa ha portato troppo avanti questa politica, c’è stato un investimento politico troppo ingente per poter tornare indietro.

Come ulteriore sostegno per l’occupazione, Warren Mosler propone la soluzione degli impieghi di transizione, il cui obiettivo è il passaggio da disoccupazione a occupazione finanziata dallo Stato in un sistema che permette a coloro che sono in grado di lavorare e intendono farlo di poter svolgere un lavoro retribuito con un salario minimo, rendendo più facile il reinserimento nell’occupazione nel settore privato. Il metodo dell’impiego di transizione è già stato sperimentato in altri paesi con buoni risultati.

La seconda parte dell’incontro è costituita dal dibattito con i presenti, e approfondimenti riguardo i temi trattati nell’incontro. Sono state poste e discusse domande su spesa in deficit da parte dello Stato, sui punti fondamentali da tener presenti nell’ipotesi di un’uscita dall’Eurozona e ritorno alla sovranità monetaria da parte dell’Italia, punti critici dei trattati europei, politiche commerciali e rapporto import-export.

L’incontro si conclude con il risultato di una consapevolezza diffusa acquisita dai partecipanti: non esiste la “mancanza di soldi”, e le strade che portano all’austerity o al recupero della prosperità non sono legate a vincoli o carenze immodificabili, ma sono e saranno solo ed esclusivamente scelte politiche.


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