Ci siamo giocati il boom economico
Federico Fubini riassume in questo titolo la situazione dell’Italia di oggi. Gli Italiani, nell’analisi del giornalista del Corriere della Sera, sono tornati indietro in termini di standard di vita alla seconda metà degli anni ’50 o ai primissimi anni ’60.
Ci siamo. Finalmente Federico Fubini smette gli abiti del narratore del potere e analizza il ruolo e l’impatto delle politiche di austerità! Purtroppo no, neanche questa volta. E neanche di fronte all’evidenza scritta di suo pugno.
La lunga rincorsa si sarebbe conclusa tra gli anni ’80 e i primi anni ’90, anche se molta della crescita italiana in quella fase è artificialmente drogata dalla forte accumulazione di debito pubblico che il Paese sta scontando adesso. È come se gli elettori di quell’epoca avessero preso a noi una parte della loro prosperità, lasciando il conto da pagare.
È come se avesse davanti a sé la rappresentazione dei saldi settoriali ma non volesse coglierne la correlazione. Debito pubblico alto e risparmio privato alto: come leggere questa correlazione tutelando la mitologia secondo cui è il debito pubblico IL problema? Ricorrendo alla narrazione del conto lasciato alle generazioni successive. Ma il cerchio non si chiude. La mancata conoscenza dei saldi settoriali e del funzionamento della moneta moderna crea una sorta di cortocircuito nell’analisi di molti commentatori. Le generazioni di quell’epoca non ci hanno rubato la prosperità. Al contrario, lo Stato di quell’epoca tramite la spesa in deficit ha mosso capacità, idee, potenzialità, lavoro, realizzando quella prosperità che le politiche di austerità hanno distrutto.
A Fubini e a tutti i commentatori che non sanno come chiudere un cerchio che non si chiude, suggeriamo la lettura di una serie di articoli pubblicati da Rete MMT sui saldi settoriali:
3° innocente frode capitale: il deficit dello Stato e i deficit degli economisti
Austerità pro-ciclica e aumento della disoccupazione in Europa: nessuna sorpresa!