Le ultime vicende che hanno interessato il parlamento inglese rappresentano una limpida lezione di democrazia per tutti gli Stati dell’Unione europea, i quali devono sottostare alle decisioni dei pochi (e non eletti) tecnocrati.
I titoli dei giornali tendono a confondere, e per certi versi a nascondere, la forza degli elementi emersi in questo pezzo di storia della democrazia inglese.
Il Governo, incaricato di trovare un accordo con l’Unione europea sulle modalità d’uscita del Regno Unito dai trattati europei, ha presentato l’accordo al Parlamento eletto dagli inglesi a tutela dei loro interessi.
Il Parlamento ha giudicato l’accordo non sufficiente a garantire gli interessi dei cittadini britannici. Gli stessi parlamentari hanno rinnovato la fiducia al Governo May per proseguire il confronto con le istituzioni europee sulla Brexit: meglio un non-accordo che un brutto accordo.
Il Parlamento, massima espressione delle nostre democrazie, ha deciso, e a quella decisione il Governo si è attenuto, a dispetto di tanta propaganda sull’incertezza dello scenario economico a cui l’Inghilterra andrebbe incontro.
Una lezione di normale esercizio della democrazia a cui non siamo più abituati. Auspichiamo che anche il Parlamento italiano possa riportarsi su quella rotta, evitando il ricatto del voto di fiducia sulla manovra finanziaria, i deficit dettati da Bruxelles e non dalle esigenze reali, le riforme che danno fuoco alle tensioni sociali e che mettono i poveri gli uni contro gli altri.
Sicuramente i nostri parlamentari hanno necessità di sapere un poco di più di macroeconomia, ma soprattutto hanno il dovere di riappropriarsi di una buona dose di coraggio a tutela dei nostri sacrosanti diritti sanciti dalla Costituzione.