Come prevedibile, dopo Renzi (con le recenti esternazioni anti-austerità) è arrivato il momento in cui anche Monti rinnega l’austerità, in questa recente intervista su “Libero”:
Poniamo che il vincolo posto dall’Europa sia: “Gli Stati membri devono avere un bilancio pubblico che in termini strutturali, cioè sull’arco del ciclo economico, presenti un pareggio o comunque un disavanzo non superiore agli investimenti pubblici (definiti in modo concordato e con verifiche fatte dalla Ue) effettuati nell’anno”. Potremmo parlare di austerità imposta dall’Europa?
Ad otto anni dall’inizio della crisi europea anche quello che è stato il più rigoroso attuatore delle politiche di austerity occupa lo spazio politico di “lotta all’austerity”. La conversione era stata preannunciata dalle posizioni del think tank “Bruegel”, di cui Monti è presidente, circa un anno fa.
Tutto ciò senza che nessuno schieramento politico sia riuscito in tutto questo tempo, incredibilmente, a costruire e presentare all’elettorato una proposta politica netta e decisa contro l’austerità e a favore della piena occupazione. Uno spazio di consenso elettorale vastissimo occupato, fino ad oggi, da posizioni di retroguardia povere e di ripiego, che spesso non riescono ad andare oltre l’idea di reddito minimo finanziato con aumento di tasse: abbellire la gabbia dell’austerità.