La Teoria

Il debito pubblico deve esistere, per forza (Parte Prima)

Tizio compra del pane da Caio, spende 2 Euro. Il saldo del conto di Caio s’incrementa e quello di Tizio diminuisce della stessa cifra (2 Euro). Questa è una transazione come tante che avviene tra privati. Da tale semplice operazione possiamo però ricavare un principio economico fondamentale e cioè che alla spesa di qualcuno corrisponde necessariamente il reddito di qualcun altro. Se non c’è spesa non c’è nemmeno reddito. Vi è di più, l’acquisto di Tizio non genera ricchezza finanziaria, semplicemente la sposta verso Caio. Per cittadini e imprese complessivamente considerati (il settore privato) la consistenza della ricchezza finanziaria non cambia dopo l’acquisto di Tizio, la stessa rimane infatti invariata.

Come fanno allora cittadini e imprese nel loro insieme a procurarsi la ricchezza finanziaria necessaria a risparmiare? Attraverso la spesa del settore pubblico che si traduce in reddito privato. È, per esempio, il caso della costruzione/manutenzione di scuole, ospedali, strade, piuttosto che gli stipendi di medici, giudici ed insegnanti. Tuttavia lo Stato (il soggetto più importante di tutto il settore pubblico) oltre a spendere incassa e lo fa tramite la tassazione attraverso la quale, in buona sostanza, sottrae al settore privato la liquidità che gli ha accreditato in precedenza, al momento della spesa. Lo Stato spende per primo, dopo riscuote tassando. Se lo Stato spende più di quanto incassa realizza un deficit che diventa il surplus del settore privato, cioè ricchezza per cittadini ed imprese.

Il debito pubblico, essendo la somma dei deficit annuali di bilancio dello Stato, esprime essenzialmente la consistenza della ricchezza finanziaria di cittadini ed imprese. Se non vi fosse debito pubblico non solo non esisterebbe alcuna ricchezza finanziaria privata ma nemmeno lo stato sociale, reso possibile proprio dalla spesa pubblica.

Il debito pubblico, quindi, deve esistere, per forza. Moltissimi, però, affermano che il debito pubblico non debba essere troppo grande. Scopriremo nella parte seconda se tale opinione è corretta.


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