L'Editoriale

“Il contesto” che piace a Farinetti (ma che il sindacato non vede)

'Il contesto' che piace a Farinetti (ma che il sindacato non vede)

Ha fatto il giro dei media la risposta di Oscar Farinetti, fondatore della catena Eataly, intervistato da La Repubblica sull’invito di Susanna Camusso a non fare shopping nella giornata di sciopero dei lavoratori della grande distribuzione.

Farinetti accusa la Camusso di avere una visione non al passo coi tempi e inadeguata rispetto al contesto attuale:

L’unica strada per aumentare i salari è quella di far salire le esportazioni aumentando la qualità e la produttività. Dobbiamo fare i conti con aziende che hanno margini ancora molto esigui. Dobbiamo tenere conto che mentre ciascuna parte persegue il suo interesse intorno c’è un contesto. Quel contesto imporrebbe a tutti di abbassare i toni e cercare delle soluzioni nell’interesse generale.

Quale è il contesto intorno al quale si muovono gli interessi delle parti?

È un contesto di deflazione, di domanda interna depressa, e dell’ideologia del modello che vuole le esportazioni come volano di sviluppo di un Paese. Come abbiamo spiegato più volte, portare un Paese ad avere un’economia fondata sulle esportazioni favorisce l’impoverimento di chi lavora che si ritrova a competere con i lavoratori degli altri Paesi esportatori in una gara al ribasso dei salari. Si arriva al paradosso che i lavoratori producono merci di cui non possono godere. In termini reali questo è un impoverimento. Ma Farinetti si spinge più in là, dimostrando di aver capito bene cosa il contesto in questo momento gli può offrire:

Non siamo più ai tempi di Fidel Castro, vinta la rivoluzione Castro nominò Che Guevara ministro dell’economia. A Guevara dissero: “I lavoratori sono alla fame. Non hanno soldi”. E lui rispose: “Stampiamoli”. Noi non possiamo stampare i soldi.

Al di là dell’esempio di Cuba che può essere più o meno inappropriato, Farinetti tocca un punto importante: “Noi non possiamo stampare i soldi”. È vero, lo Stato italiano non può stampare i soldi e non può più spenderli; come gli altri Paesi dell’Eurozona non può utilizzare la leva delle politiche fiscali per rilanciare la domanda interna e creare dei Piani di Lavoro Garantito quando la disoccupazione è alta; non ha strumenti per rilanciare la domanda aggregata e l’occupazione.

Le politiche economiche della UE sono manna dal cielo per gli esportatori, che possono godere di un contesto favorevole alla sottoccupazione e all’abbassamento dei salari spingendo al massimo su quella che chiamano produttività, ma che oggi altro non è che meno salario e più ore di lavoro.

Farinetti dimostra di averlo capito bene e di cogliere al volo ciò che il contesto gli può offrire ora. Il sindacato ancora no. Fatica a capire che il problema è il contesto e che deve indirizzare l’azione sulla messa in discussione dell’austerità, dei vincoli di spesa al bilancio statale e della moneta unica. Uno Stato privato della capacità di fare una politica economica anticiclica orientata alla (piena) occupazione è un ambiente favorevole allo sviluppo degli interessi dei pochi, anche se nelle interviste lo chiamano interesse generale.

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