La notizia del Ministero dello Sviluppo Economico che, nella brochure Invest in Italy – The right place, the right time for an extraordinary opportunity, invita ad investire in Italia, dove “gli ingegneri costano meno”, è stata rilanciata dai media come una gaffe del Governo Renzi.
Non è una gaffe, né è una strategia di comunicazione grossolana come nel caso del Fertility Day. È l’obiettivo a cui miravano le politiche di austerità dell’Eurozona, ed è un obiettivo raggiunto in pieno. Di cosa stupirsi? Che lo abbiano detto a voce alta? Dovevano farsi sentire in maniera chiara dagli investitori esteri e ci sono riusciti. Il problema, semmai, è un altro. Ed è il problema di chi oggi si dice scandalizzato dalla frase: si possono accettare i tagli alla spesa pubblica, le privatizzazioni, le riforme del lavoro e sperare che i salari non diminuiscano? Eppure a Bruxelles si intendeva proprio questo quando si auspicava una maggiore competitività: avere Paesi con un buon livello di istruzione e dove gli ingegneri costano meno, la manodopera generica lavora per un paio di euro all’ora, qualcuno lavora in cambio di buoni pasto, gli stagisti gratis.
Questo è il Paese ideale per le grandi aziende esportatrici, a cui poco importa se i lavoratori pagati poco sono al contempo persone che non possono consumare, che non possono godere dei beni che producono e che, loro malgrado, concorrono alla depressione della domanda interna. Le aziende esportatrici hanno i clienti in altri Paesi e i lavoratori nel proprio; questo è il loro interesse. Il Ministero dello Sviluppo Economico dovrebbe avere invece un orizzonte diverso, quello dell’interesse pubblico. Ma questo non è contemplato nei Trattati europei.