Approfondimento

UE a due velocità. A tutta austerità

UE a due velocità. A tutta austerità
Tracciata dalla Merkel la via per portare l’Europa oltre l’orizzonte degli eventi

Junker, presidente della Commissione europea, ha lanciato il “Libro bianco sul futuro dell’Europa“, in cui si delineano cinque possibile vie per l’evoluzione del percorso d’integrazione europea.

Pochi giorni dopo, il 7 marzo, la Merkel – insieme ai capi di Governo di Francia, Spagna ed Italia – indica la via scelta tra quelle indicate nel Libro Bianco: l’UE a due velocità.

E così accade che la narrazione del processo d’integrazione europea si ripensa, costruendosi un’immagine dinamica ed elastica.

Il progetto è articolato su due livelli di accelerazione del processo.

Il primo livello consiste nell’intensificare la cooperazione nel settore della Difesa ed, in particolare, tra le rispettive forze di polizia ed i servizi di intelligence. Viene specificato che i “bilanci suppletivi” sarebbero messi a disposizione dagli Stati. Quindi rientrerebbero all’interno dei parametri di restrizione della spesa pubblica che tutti conosciamo.

Questo processo interesserebbe un gruppo ristretto di Paesi di cui evidentemente Spagna, Italia, Francia e Germania farebbero parte.

Curiosamente, nel Libro Bianco di Juncker [1] è già stabilito anche il numero di Paesi che partecipano all’acquisizione di droni a scopi militari. Sarebbero sei. Quindi Juncker sapeva, al momento della stesura del Libro, che oltre ai quattro del meeting di Versailles ci sarebbero stati altri due Paesi aderenti. In altre parole, i meeting ufficiali sono solo una messa in scena di un copione già scritto. Non sono luoghi di elaborazione della linea strategica.

Il secondo livello comprenderebbe “i paesi appartenenti alla zona euro ed alcuni altri”, che si concentrerebbero su una maggiore cooperazione nell’ambito della fiscalità.

Questa proposta rappresenta lo scheletro del nuovo discorso europeista che la Commissione svilupperà lungo alcuni step durante l’intero 2017, tra vertici europei e documenti, che ne rilanceranno il messaggio in vista del discorso sullo stato dell’Unione europea previsto a settembre.

Un’analisi

Per entrare nel merito dei contenuti del progetto di Europa a due velocità è necessario fare un passo indietro e domandarsi quale sia oggi il problema dell’euro.

La disoccupazione in Europa è sempre dovuta alla stessa causa: la spesa nell’economia è troppo bassa a causa dei vincoli arbitrari sui livelli di spesa pubblica e tassazione. Per questo motivo la forza lavoro non viene completamente attivata. In altre parole c’è disoccupazione. Il commercio internazionale intraeuropeo distribuisce poi la disoccupazione tra i Paesi senza esserne, come spesso si pensa, la causa.

Ovviamente l’Unione Economica e Monetaria crea l’euro, e la scarsità di spesa in euro è quindi una scelta politica dell’UEM stessa. Scelta politica che prende la forma del trattato di Maastricht e del Fiscal Compact, che impediscono la piena occupazione e rafforzano chi trae potere dalla disoccupazione, come le oligarchie economiche.

L’UE è sempre stata estremamente coerente sulla restrizione della possibilità degli Stati di spendere, e rimane coerente ora con il Libro Bianco e l’Europa a due velocità.

Nessuna autocritica. Nessun cenno ad una modifica dei vincoli al deficit pubblico o di aggiuntiva spesa in disavanzo a livello centrale. Anzi, tra i vantaggi che ci vengono venduti riguardo la maggiore integrazione fiscale viene celebrata la lotta all’evasione, che invece, riducendo il livello di spesa privata, se non compensata da un aumento della spesa pubblica va ad esacerbare l’austerità, procurando ulteriore disoccupazione e minore crescita.

Chi avesse dubbi può verificare direttamente le dichiarazioni di Juncker a margine della presentazione del Libro Bianco riportate dall’ANSA:

  • l’UE non può ridurre la disoccupazione,
  • oggi non c’è la volontà di modificare i trattati.

L’accelerazione sul piano dell’integrazione delle forze di polizia, dall’altro lato, è preoccupante. Molto preoccupante.

L’unica cosa che mantiene plausibile per noi la possibilità di cambiare rotta, di abbandonare l’austerità, è il fatto che la tassazione, ossia l’imposizione che crea negli agenti economici residenti su un territorio la necessità di procacciarsi una specifica valuta – e dunque ciò che di fatto impone l’uso di tale valuta in quel territorio –, è imposta per mezzo di forze armate sotto il controllo della Repubblica Italiana.

Il giorno in cui le forze armate saranno direttamente gestite dalla Commissione europea, l’Italia non potrà più né uscire dall’euro per fare politiche fiscali espansive, né minacciare di uscire per cercare di cambiarne l’impianto.

A quel punto, dato che il Parlamento europeo non può proporre leggi e la Commissione europea è una diretta espressione delle oligarchie economiche, solo una guerra civile, probabilmente, potrebbe salvarci da un percorso di crescenti privazioni.

Chi sta dietro al processo di integrazione europea è, storicamente parlando, più pericoloso delle mafie.

 

Note

1.^ Ultimo punto in basso a pagina 21 del Libro Bianco


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