Il Commento

Tempo di dire addio? Schäuble richiama l’Italia all’applicazione delle riforme strutturali

Il Ministro delle Finanze Tedesco W. Schäuble ha richiamato l’Italia al proseguimento del suo ambizioso sforzo di riforme strutturali se vuole ampliare le sue prospettive di sviluppo economico. “Specialmente in relazione al fatto che le previsioni di crescita per l’Italia sono state riviste al ribasso di recente, è importante fare le riforme e tagliare in modo convincente il livello del debito“, ha dichiarato. “Il primo ministro italiano Matteo Renzi ha presentato riforme ampie e ambiziose“, ha aggiunto. “Il Patto di Stabilità e Crescita è la base per la coesione economico-politica in Europa“, ha dichiarato ancora Schäuble. “Il Patto di Stabilità e Crescita rende disponibile sufficiente flessibilità. Non si trova lungo il percorso delle riforme strutturale; è piuttosto vero l’opposto, il Patto le promuove“.

[Andrea Thomas, Wall Street Journal del 16/7/14]

Questa è una risposta diretta al Primo Ministro Renzi che ha chiesto ciò che può essere descritto come un minuscolo spazio di flessibilità rispetto alle regole sul deficit (notate che Schäuble non ha mai detto che le riforme avrebbero incrementato la crescita, ma solo le “prospettive di crescita”, qualsiasi cosa ciò significhi).

Il problema è che dato il livello di spesa pubblica (una decisione politica) il peso delle tasse è troppo elevato per permettere che sia soddisfatto il “desiderio di risparmio”. E il “livello del debito” è meglio descrivibile come “offerta di moneta” (depositi presso la Banca Centrale) che costituiscono i risparmi/attivi finanziari netti del settore privato aggregato.

Detto in altro modo, la valuta di per sé è monopolio pubblico dell’Unione Europea, e la disoccupazione di massa è necessariamente la prova che il monopolista sta restringendo l'”offerta” di attivi finanziari netti richiesti dall’economia nel suo complesso.

Detto ancora altrimenti, in pratica le cosiddette riforme non aumentano la domanda aggregata. Tutt’al più soddisfano ciò che io chiamo finalità di distribuzione.

La mia proposta, per l’Italia, è che invii un ultimatum all’UE concedendole 30 giorni di tempo perché allenti il limite di 3% del deficit, ed elimini il limite del rapporto debito/PIL fissato al 60%.

Se l’UE rifiuta, l’Italia ha due possibilità:

  1. Non far niente mentre la distruzione della sua civiltà va avanti;
  2. Iniziare a tassare e spendere in “neo lira” con una politica fiscale che promuova produzione e occupazione.

E notate che se gli italiani passano alla “neo lira” e mantengono il loro attuale vincolo costituzionale del pareggio di bilancio, le cose andranno anche peggio.

 

Originale pubblicato il 18 luglio 2014

Traduzione a cura di Daniele Basciu


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