Approfondimento

Tasse sotto esame: i Britannici pagano più degli altri?

Tasse sotto esame: i Britannici pagano più degli altri?

Il The Guardian ha pubblicato, lo scorso 27 maggio, un’analisi comparata delle tasse inglesi con quelle di altri Paesi, sull’onda delle lamentele tanto dei Laburisti quanto dei Conservatori sull’eccessiva pressione fiscale che grava sulla classe media. L’articolo esamina il peso delle tasse da lavoro (e non) per i percettori di reddito da 25˙000, 40˙000 e 100˙000 sterline. Il risultato poi ottenuto è stato confrontato con i percettori di redditi simili in Europa, in Australia e negli Stati Uniti.

Nell’articolo emerge chiaramente che i cittadini britannici che hanno un reddito di 25˙000, 40˙000 o persino 100˙000 sterline godono di aliquote fiscali tra le più basse fra i Paesi avanzati: 18,9% per i primi, 24,8% per i secondi e 34,3% per gli ultimi.

Irlanda

L’Irlanda ha rispettivamente le aliquote del 15,3%, 26% e 41%. Ma, a differenza della Gran Bretagna, i percettori di un reddito fino a 11˙500 euro hanno crediti d’imposta che alleggeriscono le bollette, mentre i Britannici sono esentati dal pagamento delle tasse.

Va detto che poi, in seguito alla crisi finanziaria del 2008, il Governo irlandese ha imposto un ulteriore prelievo fiscale al 2,5% sui redditi superiori a 13˙000 euro, che sale all’8% per quelli superiori a 70˙074 euro. Nella realtà, dunque, i lavoratori irlandesi con redditi superiori alle 60˙000 sterline arrivano a pagare all’erario il 48% di tasse, ai quali va aggiunta l’Iva al 23% (mentre in Gran Bretagna è al 20%). Inoltre per una visita medica gli Irlandesi pagano 50-65 euro (mentre in Gran Bretagna le visite mediche sono gratuite) e le famiglie spendono in media 2˙000 euro l’anno per l’assicurazione sanitaria.

Francia

Le aliquote francesi sono rispettivamente del 31,8%, 41,2% e 59,4%.

I Francesi in realtà pagano meno tasse sul lavoro rispetto agli Inglesi, ma pagano più contributi sociali. La maggior parte dei contribuenti in genere paga circa il 25% del proprio stipendio in previdenza sociale, contro il 12% nel Regno Unito.

Spagna

In questo caso parliamo del 16,3%, 22,1% e 34,3%, ma a differenza del Regno Unito i cittadini spagnoli pagano complessivamente il 48% di imposta regionale e statale, alla quale va aggiunta la tassa annuale sulla casa (900 euro su una casa del valore di 300˙000 euro).

Germania

La Germania ha aliquote rispettivamente del 24,3%, 31,8% e 38,3%, più il 10% per le pensioni statali, l’8% per la sanità, l’1,5% per la copertura per la disoccupazione e l’1% per l’assicurazione sanitaria (mentre in Gran Bretagna si paga solo il 12% di assicurazione nazionale). Senza contare la tassa del 5,5 % che i Tedeschi pagano, come “tassa della solidarietà”, in seguito alla riunificazione tedesca, e un’ulteriore tassa dell’8-9% per la Chiesa (che paga chiunque sia stato battezzato).

Svezia

La Svezia ha aliquote rispettivamente del 22%, 25% e 45% e un’Iva al 25% (la più alta d’Europa), una tassa per la Chiesa e per la tomba, che è di circa l’1-2% del reddito.

Esiste però un buon sistema di welfare e i pensionati percepiscono una pensione che equivale a circa il 60% dell’ultima retribuzione.

Stati Uniti

Gli USA hanno aliquote rispettivamente del 20,3%, 24,3% e 34,2%.

Negli Stati Uniti ci sono una miriade di aliquote fiscali federali, statali e locali. Per quanto riguarda lo Stato di New York, le imposte sulla vendita (equiparabili alla nostra Iva) sono molto basse, all’8,875%, ma al tempo stesso le tasse sulle proprietà immobiliari sono molto alte: il proprietario di un’abitazione situata nell’area di New York/New Jersey/Connecticut arriva a pagare 5˙000-7˙000 dollari l’anno.

Australia

Le aliquote sono del 14,9%, 22,3% e 33,1%. Fino ai 18˙200 dollari di reddito (10˙500 sterline) gli Australiani non pagano tasse. È inoltre prevista un’imposta del 2% per il servizio sanitario nazionale.

Conclusioni

Quello che l’articolo non evidenzia, ma che è rilevante per comprendere il peso della pressione fiscale, è la diversa funzione che le tasse assumono a seconda dei Paesi. Si parla di Paesi che hanno la piena sovranità monetaria e Paesi che invece non ce l’hanno.

Le tasse NON sono lo strumento con cui si finanzia la spesa pubblica. Al contrario lo Stato prima SPENDE e dopo INCASSA. Lo Stato, spendendo, consente ai cittadini di procurarsi i soldi con cui poi pagare le tasse.

Le tasse sono lo strumento attraverso cui si impone l’uso di una valuta: se non esistessero i tributi da pagare in una certa valuta, nessuno di noi sarebbe portato a procurasi quella valuta.

Le tasse inoltre assolvono allo scopo di essere uno strumento in mano ai Governi per regolare l’economia e controllare l’inflazione: se l’economia corre troppo, il Governo può aumentare il prelievo fiscale per far abbassare i prezzi; viceversa, se l’economia è stagnante il Governo può ridurre la pressione fiscale per dare ossigeno all’economia.

La terza funzione delle tasse è quella di permettere al Governo di scoraggiare alcune specifiche attività economiche, imponendo su di esse un prelievo fiscale maggiore: ad esempio, per limitare il consumo di alcool può decidere di aumentare le tasse sulla produzione di alcool.

Queste tre funzioni delle tasse si possono riscontrare in tutti i sistemi monetari e in tutti i Paesi che godono della sovranità monetaria, in cui l’entità del prelievo fiscale è una scelta prettamente politica. Quei Paesi possono permettersi una discussione politica su come diminuire le tasse, a chi diminuire e perché.

I Paesi che invece non sono monopolisti dell’emissione della valuta, come quelli appartenenti all’eurozona, non possono permettersi questa discussione, tanto che, nonostante il susseguirsi dei Governi, la pressione fiscale resta elevata. In quei Paesi le tasse hanno l’ulteriore funzione di contribuire al raggiungimento del contenimento del rapporto tra deficit e PIL al 3%, un numero tanto assurdo quanto drammatico.


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