È presto per definirlo un vero e proprio dibattito, ma all’interno della commissione europea si discute sul futuro del Patto di stabilità. Le due posizioni, ormai stranote, sono quelle che distinguono i paesi del Sud da quelli del Nord Europa.
Il tentativo di Paolo Gentiloni commissario europeo all’economia e Valdis Dombrovskis vice presidente esecutivo della commissione europea, è di elaborare una sintesi politica tra i due fronti che non può essere che una sintesi maldestra che fatica a nascondere la follia dei Trattati europei.
La lettera al Direttore di La Repubblica, firmata da entrambi, esprime la natura politica delle regole dei Trattati, spacciate negli anni per regole scientifiche, e le difficoltà insormontabili di un’istituzione che non è in grado di imparare velocemente dai propri errori (e crimini se pensiamo agli alti tassi di disoccupazione negli anni della austerità).
Sintetizziamo i principali punti delle loro dichiarazioni:
- Il Patto ha raggiunto l’obiettivo per il quale è stato creato ovvero tenere i deficit contenuti ma quell’obiettivo è il motivo per cui non saremmo mai potuto riemerge dalla crisi
- I Trattati europei generano politiche economiche che hanno il difetto (manteniamo l’eufemismo degli autori) di essere esclusivamente procicliche e che hanno tagliato gli investimenti pubblici
- Queste politiche hanno obbligato i paesi ad avere crescita bassa e un’inflazione persistentemente bassa (l’eufemismo è il light motive della lettera)
- La crisi pandemica ha evidenziato le criticità elencate sopra ed è ora il momento di investire perché ci sono sviluppi storici di cui tenere conto(eufemismo per intendere che tutto il mondo ha abbandonato i dogmi dell’austerità). Serve un sostegno fiscale unito al potente sostegno monetario fornito dallaBCE
- Il sostegno fiscale fa aumentare i deficit e questo va contro il (folle) Patto di Stabilità che dovrebbe essere ristabilito nel 2023.
Se queste sono le premesse che si fa?
La lettera di Gentiloni e Dombrovskis si conclude con un “incoraggiamo ogni contributo a questa discussione”.
Il nostro lavoro continuerà a essere quello di rafforzare la consapevolezza nell’opinione pubblica sul nodo cruciale della questione: il Patto di Stabilità va archiviato come si fa per quegli strumenti di tortura conservati in qualche museo a testimonianza della follia e della crudeltà di alcuni momenti storici nell’evoluzione dell’uomo.