Ha suscitato molto clamore il discorso del 27 agosto scorso di Jerome Powell, New Economic Challenges and the Fed’s Monetary Policy Review, con il quale ha annunciato il “robusto aggiornamento” della politica della FED. Nella realtà si tratta di più di un semplice aggiornamento, è una nuova fase del cambio di paradigma macroeconomico (che auspichiamo non resti limitato ai soli confini USA).
Powell ha parlato di nuovi obiettivi per la stabilità dei prezzi: la FED è disposta a consentire che l’inflazione diventi “moderatamente superiore al 2%” con approcci monetari finalizzati all’obiettivo. Di fatto ha dichiarato di accettare formalmente una politica di inflazione media, mettendo in secondo piano il mandato del controllo dell’inflazione (che sino ad oggi sembrava scolpito sulla pietra). La lotta all’inflazione non è più una priorità, pur di tenere bassa la disoccupazione.
Sino ad oggi, al fine di evitare un aumento dell’inflazione i tassi di interesse sono stati alzati preventivamente ogni volta che la FED lo riteneva necessario.
Come ha fatto notare l’economista Bill Mitchell – una delle voci più autorevoli della Modern Money Theory – si tratta di un cambio di passo importante: l’azione della FED non sarà più “preventiva” bensì “reattiva” in risposta dell’andamento della disoccupazione USA.
Powell ha decretato la morte della curva di Phillips? E perché equivale ad un cambio di paradigma?
Negli ultimi sessant’anni il dibattito macroeconomico è stato fortemente condizionato (per usare un eufemismo) dal concetto economico della curva di Phillips, che stabilisce una relazione stabile e inversa tra inflazione e disoccupazione.
Facendo riferimento a questo quadro teorico, il pensiero mainstream tutt’oggi condanna i prolungati aumenti del deficit del Governo perché portatori di inflazione (accettando il solo compromesso per aumenti temporanei) e sostiene che esista un tasso naturale di disoccupazione coerente con un’inflazione stabile. La curva di Phillips è il principio teorico con cui si continuano a condannare (o peggio ancora si bandiscono) le politiche di riduzione della disoccupazione realizzate attraverso una politica della domanda aggregata (spesa e tassazione), accusata appunto di causare un’accelerazione dell’inflazione.
Il discorso di Powell evidenzia però l’insostenibilità di un principio teorico che non ha evidenze empiriche (come già spiegato dagli economisti MMT).
Chiudo citando ancora Bill Mitchell, che in un recente articolo sul cambiamento di paradigma ha citato l’osservazione del fisico tedesco Max Planck comunemente abbreviata in “La scienza progredisce un funerale alla volta”. Nel nostro caso forse stiamo finalmente assistendo al funerale della curva di Phillips.
Articolo pubblicato sul numero di settembre 2020 della rivista Bergamo Economia Magazine