L'Editoriale

Bussate alla porta di Christine

Bussate alla porta di Christine

Solo la BCE può fornire aiuti concreti e immediati

È sufficiente guardare oltre i confini UE per capire a quali istituzioni hanno fatto affidamento le maggiori economie del mondo per contrastare la crisi globale: le banche centrali

Mes e Recovery Fund. Questi sono i principali strumenti che la Commissione Europea propone per risolvere una crisi epocale, sempre più al centro del dibattito europeo. Per quanto riguarda l’Italia ricordiamo due dati: Pil -5,4% (primo trimestre 2020, probabile -10% annuo), export -13,5% rispetto all’anno precedente e un crollo di oltre il 25% sugli ordinativi e sulla produzione industriale.

Ma cosa offrono questi strumenti al nostro Paese?

Per l’Italia il Mes si traduce in 36 miliardi di euro (con la spada di Damocle delle condizionalità, dato che i Trattati rimangono vigenti) mentre il Recovery Fund, che al momento è solo una proposta, pare tradursi in finanziamenti pari a 750 miliardi per tutta l’eurozona, di cui 120 per l’Italia (in quattro anni e solo in cambio di riforme). A questi si aggiungono il Sure e il BEI, ancor meno influenti in termini economici. Tutte proposte che si traducono per lo più in finanziamenti sotto forma di prestiti (quindi da restituire), spesso concessi solo a seguito di comprovate garanzie, insufficienti a contrastare il crollo economico che stiamo attraversando e all’interno di un quadro di rientro dal deficit, già a partire dal 2021 (la sospensione del Patto di Stabilità al momento è legata alla sola emergenza Covid-19 per il 2020).

E in tutto ciò la Banca Centrale Europea cosa fa? Dall’inizio della pandemia la BCE ha istituito il PEPP, un pacchetto temporaneo di acquisto di titoli, grazie al quale nei primi 60 giorni ha acquistato quasi 40 miliardi di BTp. Se consideriamo che la BCE ha rinnovato la disponibilità all’acquisto di bond dei Paesi membri di altri 600 miliardi (news di inizio giugno), a differenza degli strumenti varati dalla Commissione, ad oggi il PEPP si conferma l’unica azione utile.

Quindi perché si continua a dare enfasi al Mes e al Recovery Fund, quando in realtà non offrono quella capacità di risposta di cui l’Italia necessita con urgenza? Perché piuttosto non convogliare azione politica e attenzione sull’unica istituzione in grado di fornire risposte immediate e concrete alle emergenze di oggi e di domani, la BCE? D’altro canto è sufficiente guardare oltre i confini UE per capire a quali istituzioni hanno fatto affidamento le maggiori economie del mondo per contrastare la crisi globale: le banche centrali, appunto.

È drammatico constatare che media e classe politica restino focalizzati esclusivamente sul dibattito riguardante il Mes e il Recovery, ignorando al contempo quella che è la chiave per fornire aiuti concreti e immediati ad imprenditori, lavoratori e commercianti ormai allo strenuo delle forze. L’affermazione di Christine Lagarde dell’8 giugno scorso “la BCE può deviare dalla capital key, ha deviato e devierà” è una buona notizia. Bisogna fare di più, ma quello è il terreno su cui giocare la partita. Senza perdere altro tempo prezioso.

Se ciò non avverrà, anche lo slogan simbolo dell’orgoglio e della speranza di un popolo #bergamomolamia, crollerà sotto il peso di scelte politiche, nella migliore delle ipotesi, poco coraggiose.

 

Articolo pubblicato sul numero di giugno 2020 della rivista Bergamo Economia Magazine


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