5 – Costi e conseguenze nascoste dell’assenza di ELR
Queste misure “spurie” che sono state poste in essere al posto del sistema ELR appaiono sostanzialmente pro-cicliche, e di conseguenza inadatte a giocare il ruolo anti-ciclico e stabilizzante proprio dell’ELR.
In aggiunta, le evidenze empiriche ci dicono che questi interventi non hanno raggiunto la piena occupazione neanche nelle fasi di sviluppo economico.
I danni manifesti derivanti da disoccupazione massiccia e persistente sono ben noti: il gap tra capacità produttiva e standard di vita potenziali ed effettivi, disagi familiari, alcoolismo, etc.
Ma le soluzioni “spurie”, mentre riducono la disoccupazione, implicano rilevanti e negative esternalità e distorsioni:
- Elevati costi in termini di consumo di risorse non rinnovabili (edilizia: consumo incontrollato del territorio, crescita abnorme delle “seconde case”, sviluppo disfunzionale delle città, etc);
- Effetti pro-ciclici che potenzialmente hanno come esito bolle inflattive / crediti subprime;
- Supporto ad aree di business che consolidano la propria influenza politica ma sono tecnologicamente mature e non strategiche in termini di finalità pubbliche;
- Supporto al moral hazard e forme di welfare distorte;
- Spazi a disposizione delle organizzazioni criminali che possono impropriamente giocare il ruolo di monopolista della valuta.
Per tacere del fatto che l’incremento del livello dei prezzi nel settore immobiliare, laddove prenda piede, opera contro la stabilità dei prezzi e riduce il reddito reale disponibile per i lavoratori che impegnano una quota significativa del loro reddito per acquistare/affittare l’abitazione di residenza.
L’intero framework appare profondamente contrario alla logica ELR, che è quella di rendere disponibili servizi pubblici utili alla collettività, incrementando gli standard di vita reali e realizzando esternalità positive (quale l’incremento della sostenibilità ambientale [1].
Così se consideriamo che la proposta ELR elimina non solo buona parte dei trasferimenti assistenziali ma anche molte delle esternalità negative che provengono dagli interventi sopra indicati, la sua razionalità appare più chiaramente. E dovremmo aggiungere che lo Stato che opera come “monopolista consapevole” innalzando il livello retributivo del buffer stock potrebbe spiazzare le aree di business che pagano salari troppo bassi [2], e questa sarebbe una scelta di certo razionale in termini di “finalità pubbliche”. Al tempo stesso l’esistenza di un efficiente sistema ELR sarebbe un aspetto fondamentale (anche se non l’unico) in una strategia di successo contro le organizzazioni criminali, che soffrirebbero lo stesso spiazzamento, perdendo il loro “bacino di riserva” di manodopera illegale. Dall’altro lato, Full Employment And Price Stability dichiara che
il bacino di lavoratori dell’ELR dovrebbe rendere effettivo un vincolo sugli incrementi retributivi nel settore privato non correlati ad aumenti di produttività
ma questo è un rischio meramente ipotetico, dal momento che i dati empirici mostrano che durante gli ultimi 15 anni nei paesi sviluppati la crescita della produttività dei lavoratori è stata regolarmente superiore all’incremento dei salari reali, come sotto illustrato:
Conclusioni: una razionale irrazionalità nell’assenza di ELR
Concludendo, essendo l’opzione ELR “razionale”, perché lo Stato è “irrazionale” e non sceglie di svolgere il proprio ruolo di Datore di lavoro di ultima istanza?
Forse la sua irrazionalità è propria di ogni soggetto organizzativo e riflesso della “Razionalità limitata” tipica dell'”homo organizzativo”, come il premio Nobel (1978) H. Simon [3] sottolineava cinquant’anni fa, rifiutando l’idea neoclassica di “homo oeconomicus”. E potrebbe essere l’esito di scelte guidate da decisori politici espressi da gruppi economico-sociali che non si preoccupano di elevati livelli di disoccupazione e della caduta dei redditi delle classi più basse (il caso attuale degli “esportatori che prendono il controllo” [4]), o che consapevolmente rinunciano a una parte dei propri profitti potenziali a causa della caduta della domanda interna in cambio di un più elevato potere “politico” collegato al loro ruolo di oligopolisti che controllano una risorsa scarsa: moneta in cambio di occupazioni retribuite. Gli “Aspetti politici della piena occupazione” [5] sottolineati da Kalecki sembrano essere problemi tutt’ora attuali, e sono probabilmente “il” problema, in considerazione del fatto che Piena Occupazione e Stabilità dei Prezzi sono tecnicamente possibili e razionali in termini di finalità pubbliche. Per certo l’ELR di per sé rimuoverebbe mercato e conflitto di classe nel proprio spazio, trattandosi dello spazio d’azione di un monopolista. Probabilmente rafforzerebbe la posizione dei lavoratori nel settore privato, dal momento che avrebbero un’alternativa alla disoccupazione o ad occupazioni sottopagate che li porterebbero alla fame. Come più volte sottolineato dall’autore, il ruolo dell’ELR in questa proposta è inteso come orientato a predisporre un “lavoro di transizione”, non un’occupazione permanente. Questo potrebbe essere un punto socialmente critico, e l’autore sembra consapevole del pericolo che l’esistenza di lavoratori occupati a lungo termine nel sistema ELR potrebbe replicare ad un livello più elevato l’esclusione sociale patita dai disoccupati. Al tempo stesso ci si dovrebbe attendere che l’elevato turn-over e frequenza di rotazione dei lavoratori nel programma ELR sarebbe un buon segnale (sintomo di elevato fabbisogno di lavoratori nel settore privato, tempi di disoccupazione limitati), questo è un limite organizzativo nella pianificazione di attività complesse nell’ambito dei programmi ELR, che dovrebbe considerare problemi collegati alla sostituzione frequente dei lavoratori coinvolti.
Si noti che limitare la prospettiva ME/MMT alla piena occupazione è riduttivo, e la piena occupazione dovrebbe essere considerata uno “standard minimo” di civilizzazione ed un intervento imperativo di emergenza nella nostra società. Ad ogni modo l’ELR è solo una parte della proposta MMT e non esaurisce le opzioni del monopolista della valuta riguardo le sue scelte politiche e la “dimensione ottimale” dello Stato.
Il triste paradosso sembra essere il fatto che oggi gli esportatori guidano Governi, economie, mass media ovunque, indebolendo un pezzo per volta la posizione dei lavoratori. L’ELR è uno strumento razionale che migliorerebbe gli standard di vita comune e rafforzerebbe la posizione dei lavoratori, ma richiede una classe lavoratrice forte e già ben rappresentata politicamente per essere implementato, e questa rappresentanza politica oggi non esiste. La lezione ME/MMT è che la moneta di per sé non è un problema. I vincoli materiali e le scelte politiche sono il problema effettivo. Lo Stato che pone come obiettivo la piena occupazione deve operare come fece il regista Sergio Leone riguardo la scena finale de “Il Buono, il Brutto, il Cattivo”. Al termine del Triello, il Buono (Piena occupazione), uccide il Cattivo (Pareggio di bilancio), ed ordina al Brutto (Spesa in deficit e risparmi privati) di scavare un buco, profondo quanto necessario. Il Brutto, sotto la minaccia di una pistola, obbedisce, ed alla fine entrambi (Il Buono e il Brutto) restano in vita, e ricchi. È una scelta politica.
Note
1.^ M. Forstater, Full Employment and Environmental Sustainability, 2001
2.^ L. Randall Wray, How to Eliminate the Scourge of Unemployment: Jobs Now at a Living Wage, 2014
3.^ H. Simon, A Behavioral Model of Rational Choice, 1955
4.^ W. Mosler, Warren Mosler discusses Greece and the ECB, The Financial Exchange webradio, 2015
5.^ M. Kalecki, Political Aspects of Full Employment, 1943