Gli addetti del settore lo sanno bene: i consumi non sono in ripresa e non ci siamo lasciati la crisi alle spalle. Confesercenti Provinciale di Cagliari è promotore, insieme all’associazione Monserrato Libera, dell’incontro pubblico “Storia di un economicidio” che si terrà sabato 17 marzo ore 15 a Monserrato (CA) presso il Palazzo Comunale. Il commercio è un elemento fondamentale per lo sviluppo di una comunità e per questo il dibattito si arricchirà dell’intervento del Sindaco di Monserrato, Tomaso Locci.
Abbiamo chiesto a Davide Marcello, Presidente di Confesercenti Provinciale di Cagliari, di spiegarci la situazione che stanno vivendo i commercianti.
« La ripresa è inesistente. Anzi, la situazione oggi è peggiore del 2009. Nel 2017 in Sardegna hanno chiuso, nel settore del commercio e del turismo, 3˙390 imprese. Se pensiamo che la media dei dipendenti per impresa (settore commercio e turismo) è di due dipendenti, vuol dire che stiamo parlando di circa 7˙000 nuovi disoccupati. Purtroppo la singola impresa che chiude non fa rumore, ma la sommatoria è la prova di una situazione drammatica. »
A fronte di tante imprese che chiudono, però, ce ne sono altre che aprono.
« È vero, ma i dati indicano chiaramente che la differenza è negativa. Le imprese che chiudono sono più di quelle che aprono. Non solo. Ad aprire, spesso, sono le stesse persone che hanno chiuso e che sono obbligate ad aprire il nuovo esercizio a nome di mogli o figli. Si tratta di situazioni difficili, in termini di difficoltà con le banche e con Equitalia, che evolveranno in situazioni ancor più difficili e drammatiche. Inoltre, la vita aziendale degli esercizi commerciali e turistici è ormai drasticamente ridotta; la maggior parte delle startup chiude prima del compimento dell’anno. Capita anche questo infatti, ovvero che si “buttano” nel commercio in piena crisi persone che non hanno un’adeguata capacità imprenditoriale. »
Perché oggi la situazione è peggio di ieri?
« Oggi è peggio di ieri perché la maggior parte dei commercianti ha già attinto ai propri risparmi per mandare avanti l’impresa nelle difficoltà di questi anni, eppure oggi si trova comunque imbrigliata nei debiti con le banche e con Equitalia. Un tunnel dove non c’è una via di uscita. »