L'Editoriale

L’instancabile Sanders non si arrende. La tenacia sarà la forza di tutti (anche la nostra)

Perché l'Europa ha da temere dalla rimonta di Sanders

Hillary Clinton cammina, ma Sanders non si arrende. I risultati di questo secondo Super Martedì delle primarie democratiche attribuiscono alla Clinton tutti i 5 Stati anche se nel caso del Missouri si è trattato di un sostanziale pareggio (49,6% contro 49,4%), ma Bernie Sanders ha dichiarato:

Sono convinto che la rivoluzione è ancora possibile. Lavoriamoci tutti. È a portata di mano.

È una frase che dice molto della tenacia che sul lungo termine rappresenterà l’elemento decisivo nella battaglia tra due visioni dell’economia, dello Stato, dell’interesse pubblico. Tenacia e preparazione, e questo vale anche per noi attivisti MMT.

Ricordiamoci che ciò che è visto come una speranza da una parte è visto come minaccia dall’altra parte. E che le primarie USA non siano una battaglia su un nome ma su un’idea di società, lo dicono anche le reazioni in Italia.

Giampaolo Galli, economista deputato del PD, riporta nel suo blog un articolo del 2 marzo scritto per Il Sole 24 Ore dal titolo Sanders punta sulla spesa e sbaglia e a sostegno della sua tesi riporta la lettera aperta a Bernie Sanders degli ex presidenti del Council of Economic Adviser di Obama o di Clinton.

Lo stesso Galli sa che quel tema, la spesa pubblica come strumento dello Stato per attivare la crescita, non è decisivo solo negli USA ma anche e forse di più in Europa tanto da affermare:

Per questo la discussione americana è rilevante anche per il dibattito europeo su austerità e crescita.

Galli contesta che l’aumento del deficit possa risollevare l’economia per un tempo duraturo e vede come un pericolo quelle ricette che indicano che

Il deficit possa essere aumentato in permanenza perché in tal caso ad un aumento una tantum del Pil corrisponderebbe un aumento continuo e senza limiti del debito pubblico.

Un bel problema per un Paese che è monopolista della valuta che emette!

La posizione di Bernie Sanders e quella che contesta Galli, non è una posizione MMT. Stephanie Kelton è una degli economisti, non l’unica, a supporto del senatore del Vermont eppure basta una dichiarazione sull’aumento del deficit per scatenare il panico tra i tenaci difensori del rigore dei conti pubblici.

Sarà un lavoro lungo, oltre Sanders. L’articolo sulla MMT di Bloomberg che abbiamo pubblicato ieri lo diceva già chiaro “gli economisti MMT ignorati per vent’anni…”. Ma è un lavoro che è già incominciato.


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