Approfondimento

Ignorata per anni, una teoria economica radicale sta guadagnando proseliti

Ignorata per anni, una teoria economica radicale sta guadagnando proseliti

In una stagione elettorale americana che si è trasformata in un falò di ortodossie, un tabù sopravvive praticamente intatto: i deficit sono pericolosi.

Una scuola di economisti dissidenti vuole gettare alle fiamme anche questo tabù.

È un momento propizio per farlo, e non solo negli Stati Uniti. Sia che si tratti di tassi di interesse negativi, sia di denaro fresco di stampa gettato dagli elicotteri direttamente ai consumatori, le banche centrali stanno scrutando nelle loro cassette degli attrezzi per vedere cosa c’è rimasto. Nonostante tutte le loro innovazioni, la ripresa economica resta sotto le attese in tutto il mondo industriale.

Gli inviti affinché gli Stati si facciano carico dei soccorsi sono sempre più forti. Molti economisti si sono uniti [al coro], ed anche i più grandi gestori di capitali. Ray Dalio di Bridgewater, capo dell’hedge fund più grande al mondo, e Bill Gross di Janus Capital, sostengono che i politici si trovano con le spalle al muro e dovranno ricorrere a deficit più consistenti.

Si ammette, perfino nella comunità degli investitori, che la politica monetaria è praticamente a corto di munizioni

ha detto Thomas Costerg, economista presso la Standard Chartered Bank di New York.

L’attenzione si sta ora spostando verso la politica fiscale.

Il monopolio della valuta

È a questa che si sarebbe dovuto guardare sin dall’inizio, secondo la Modern Money Theory. La oramai più che ventennale scuola, ai margini estremi del pensiero economico, si fa sentire proponendo un approccio non convenzionale alla spesa pubblica per i Paesi dotati della propria valuta.

Per questi Paesi, gli economisti della MMT sostengono che non c’è alcun rischio di crisi fiscale.

Questi Paesi possono avere debiti per esempio in dollari o in yen, ma, in quanto creatori monopolisti dei dollari o degli yen, possono sempre rispettare i propri impegni.

Per lo stesso motivo, non hanno bisogno di finanziare la spesa pubblica attraverso la raccolta di tasse, o tanto meno con la vendita di obbligazioni.

L’implicazione di lungo periodo di questo approccio preoccupa molti economisti.

“Non ho alcun problema con la spesa in deficit”, ha detto Aneta Markowska, capoeconomista americano alla Société Générale di New York. “Ma l’idea di un Governo che stampi denaro – denaro in quantità illimitata – e realizzi sempre un deficit, deficit illimitati, potrebbe degenerare in modo pericoloso abbastanza rapidamente”.

A questo la MMT risponde: Nessuno sta dicendo che non ci sono limiti. Le risorse reali possono essere un vincolo – quanta forza lavoro è disponibile per costruire quella strada?

Le tasse sono uno strumento essenziale per garantire la domanda della valuta e per raffreddare l’economia in caso di surriscaldamento.

Ma gli MMTer sostengono che c’è ancora molto spazio di spesa senza innescare inflazione.

Gli Stati Uniti hanno allentato moltissimo i cordoni della borsa dopo la crisi del 2008, con un deficit di oltre il 10 per cento del prodotto interno lordo nell’anno successivo.

Da allora è stato ridotto al 2,6 per cento del PIL lo scorso anno, ovvero a 439 miliardi di dollari.

Deficit Diet

Il Congressional Budget Office prevede un aumento del deficit nel corso del prossimo decennio, per via dell’aumento dei costi per il Governo dell’assistenza sociale e dell’assistenza sanitaria a causa delle pensioni dei baby-boomer [i nati nel secondo dopoguerra, NdT].

Questo è il rischio spesso citato dai falchi fiscali.

Le colombe degli economisti mainstream accettano l’ammonimento nel lungo termine ma, poiché sono bassi rendimenti obbligazionari, dicono che gli investitori non sono preoccupati per il deficit in questo momento e quindi perché non spendere?

La MMT affronta questo argomento in modo ancora più deciso. La domanda è: chi sta ascoltando?

Sono ignorati dalle Banche Centrali, dai ministri delle finanze, dai ministeri del Tesoro del mondo

ha detto Joe Gagnon, membro senior al Peterson Institute for International Economics di Washington ed ex economista del Board della FED.

Gagnon non sottoscrive tutti gli argomenti della MMT, ma pensa che vista la fiacchezza dell’economia globale

sarebbe un buon momento per loro di essere influenti.

“Poche dita”

Se la MMT ora sembra marginale, Randy Wray, professore di economia presso l’Università del Missouri-Kansas City e uno dei fondatori della scuola, ricorda quando era praticamente sconosciuta ai più.

Wray, che ha scritto [il libro] “Understanding Modern Money” [Comprendere la Moneta Moderna, NdT] nel 1998, dice che quando si incontrava con i colleghi di mentalità affine era solito contare quanti avevano compreso la teoria. “Dopo 10 anni, siamo dovuti andare un poco oltre le dita di due mani ed usare anche alcune dita dei piedi”, ha detto.

Ora, grazie al mondo dei blog, dice che sono migliaia in tutto il mondo [coloro che capiscono la MMT], in particolare nei Paesi in difficoltà della zona euro, come l’Italia e la Spagna.

La MMT è stata tra le prime cassandre della moneta unica, spiegando come la mancanza di sovranità monetaria avrebbe reso gli Stati incapaci di difendersi in una situazione di crisi.

Negli Stati Uniti, c’è un candidato presidenziale che almeno ascolta gli economisti MMT. Tra i consulenti di Bernie Sanders vi sono alcuni tra i principali sostenitori della scuola, come Stephanie Kelton, assunta da Sanders alla Commissione Bilancio del Senato, e James K. Galbraith, il cui padre ha contribuito a plasmare i programmi “Great Society” del Presidente Lyndon Johnson.

Difficile da vendere

La partita ha un senso. Sanders ha promesso massicci investimenti nella sanità, nell’istruzione e nelle infrastrutture.

Gli economisti che vedono più pericolo nell’austerità fiscale piuttosto che nell’allentamento sono alleati naturali.

Se chiedi ai responsabili della campagna, però, sono pronti a sottolineare che il senatore del Vermont è un “falco del deficit” i cui piani di spesa sono abbinati a pari aumenti delle tasse.

“Lui non è interessato alla teoria”, ha detto Warren Gunnels, direttore delle politiche di Sanders. “È interessato a fare in modo che si ricostruisca la classe media, aumentando i salari e facendo in modo che smettiamo di avere uno dei tassi di povertà più elevati di tutti i Paesi sviluppati”.

Quindi, persino un candidato di sinistra con economisti MMT nel suo staff evita di avallare la dottrina – un indicatore di quanto sia difficile da vendere.

Tirare la cinghia?

Coloro che sono contrari sostengono, a volte, che stampare denaro porti gli Stati su un sentiero che conduce, nel peggiore dei casi, allo Zimbabwe – dove stampare moneta aveva portato la valuta ad una svalutazione così grave che a malapena tutti gli zeri potevano stare sulle banconote.

O al Venezuela, la cui spesa frenetica ha contribuito a spingere l’inflazione al 180 per cento l’anno scorso.

Il Giappone è un quadro più variegato: anni di deficit non hanno spaventato chi sottoscriveva i mutui e nemmeno scatenato l’inflazione, ma non hanno neppure prodotto una crescita sostenuta.

Secondo Jim Savage, professore di scienze politiche presso l’Università della Virginia, c’è anche un entusiasmo tipicamente americano per il pareggio di bilancio.

Lo riconduce ai primi giorni [di indipedenza] degli Stati Uniti, radicato nella “paura di lunga data del potere politico centralizzato, proveniente dall’Inghilterra”.

Wray afferma che ci sono episodi della storia americana in cui è prevalsa una diversa comprensione.

Durante la seconda Guerra Mondiale, sostiene, le autorità statunitensi hanno imparato una lezione che è stata poi dimenticata – che

abbiamo sempre avuto risorse non impiegate, forza lavoro compresa, che possiamo mettere al lavoro.

Savage dice che gli americani hanno storicamente la tendenza a confondere i debiti delle famiglie con quello dello Stato.

Questo errore di categoria è ancora vivo e vegeto.

“Le piccole imprese e le famiglie stanno stringendo la cinghia”, ha detto il presidente Barack Obama nel 2010, quando ha annunciato un congelamento dei salari per i dipendenti pubblici.
“Il loro Governo dovrebbe fare altrettanto”.

Non solo gli economisti MMT sono trasaliti, ad un commento come questo.

Sono molti di più quelli che concordano sul fatto che è proprio quando le famiglie stanno riducendo la propria spesa che i Governi dovrebbero fare il contrario, per evitare un crollo della domanda.

Hanging in the Balance

Questo ragionamento, però, coinvolge poco il Congresso. Questa è una ragione per cui la Fed ha dovuto farsi tanto carico di mantenere viva la ripresa, dice Markowska della Société Générale.

“Quando si tratta di decidere un alleggerimento monetario, si parla di poche persone chiuse in una stanza”, ha detto.

“Ma è più doloroso costruire quel consenso politico sulle azioni di stimolo fiscale”.

Wray dice che dopo l’ultima crisi si aspettava un cambio di atteggiamento, proprio come la Grande Depressione dette luogo alla politica economica keynesiana ed al New Deal, ma “in realtà non è cambiato nulla, per quanto riguarda le scelte dei politici”.

“Penso che abbia cambiato le cose nella misura in cui ha cambiato la gente”, ha detto, facendo riferimento alla campagna elettorale anti-sistema di Sanders e del repubblicano Donald Trump.

Potrebbe essere necessario un nuovo crollo [dell’economia] per cambiare il modo di pensare, dice Wray.

“Un periodo strano”

La maggior parte degli economisti non si aspetta un’imminente recessione degli Stati Uniti.

Ma le turbolenze dei mercati finanziari e gli sconvolgimenti politici degli Stati Uniti si sono sommati alla sensazione che nessuno abbia trovato una cura per il malessere dell’economia.

Bill Hoagland è un repubblicano, vice presidente del Bipartisan Policy Center, che ha contribuito a plasmare la politica fiscale degli Stati Uniti nel corso di quattro decenni presso l’Ufficio del Bilancio del Congresso e della Commissione Bilancio del Senato.

Dice che l’essere cresciuto in una fattoria dell’Indiana lo ha aiutato a capire perché “è radicata, in un certo numero di americani al di fuori della cerchia governativa, la convinzione che la propria spesa vada messa in pari con il proprio reddito”. Riconosce anche che i disavanzi pubblici sono diversi, e che ora potrebbero essere più consistenti per sostenere la domanda, fintanto che esiste un pareggio sul lungo periodo.

Soprattutto, Hoagland dice che vede in atto un profondo cambiamento. Il “catastrofico evento” del 2008 sta forse rimodellando la politica americana in un modo che è accaduto solo poche altre volte in passato. E anche l’ortodossia economica ha incassato un duro colpo. Ed ha aggiunto

Stiamo attraversando un periodo molto strano, in cui tutte le teorie economiche entreranno in fase di test.

 

Originale pubblicato il 13 marzo 2016

Traduzione a cura di Stefano Sanna, Supervisione alla traduzione di Andrea Sorrentino


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