Il Commento

Liberalizzazioni: non è solo ideologia, ma anche interesse (mai il tuo)

Giovedì 10 settembre 2015: Margrethe Vestager, Commissaria UE alla Concorrenza, afferma:

L’economia in Italia e in altri Stati europei sta andando meglio ma non basta perché siamo in una situazione di grande stress sul fronte degli investimenti e del lavoro. La concorrenza gioca un ruolo importante nel dare nuovo slancio. L’Italia ha compiuto importanti progressi nelle riforme strutturali che rafforzeranno il potenziale di sviluppo, di crescita dell’economia italiana.

La Commissaria, inoltre, ha apprezzato la ripresa dell’iter di esame in Commissione alla Camera del provvedimento sulla concorrenza.

Il provvedimento sulle liberalizzazioni potrebbe essere una delle merci di scambio tra Unione Europea e il Governo Italiano nell’ambito della trattativa

Riforme (tante e dure) in cambio di (pochissima) flessibilità sui conti pubblici.

Si tratta del solito ricatto dell’Unione Europea: imporre il rigore dei conti pubblici (seppure un’invenzione priva di fondamenti macroeconomici) per costringere gli Stati a ridurre le spese sul welfare o, nella migliore delle ipotesi, costringerli a fare riforme di smantellamento del welfare e dare in cambio un po’ più di respiro nella corsa mortale all’austerità.

Il provvedimento sulle liberalizzazioni contiene anche quella del business farmaceutico. Ma cosa era successo qualche giorno prima? Al meeting Ambrosetti di Cernobbio, Ornella Barra (Vice Presidente del gruppo Walgreens Boots Alliance) aveva criticato il Governo italiano per il passo troppo lento tenuto sulla riforma della liberalizzazione delle farmacie, la quale prevede due principali novità: la possibilità per le società di capitali di diventare titolari delle farmacie e l’abolizione del tetto massimo di 4 farmacie controllate da un singolo titolare. Senza questa riforma, il gruppo Walgreens Boots Alliance non può rendere operativo il progetto di investimento (o d’assalto) alle farmacie italiane. Pochi giorni dopo la Commissaria UE sprona l’Italia ad accelerare sulle liberalizzazioni a vantaggio dei grandi gruppi. Quando le lobbies chiamano, la UE risponde e i governi corrono.

Vi è mai capitato di sentire un Commissario Europeo spronare i governi per la salvaguardia della sanità pubblica? Oppure per sostenere la ricerca medica con una spesa in deficit garantita dalla BCE? Non sentiremo mai un Commissario Europeo chiedere questo semplicemente perché questo non è mai stato il progetto per cui è nata l’Eurozona.


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